12 gennaio 2008

La verifica di inizio anno - di Gianvito Mastroleo

Alla fine della settimana, con il ritorno di Vendola dalla vacanza meritata, si apre una fase delicata della vita regionale, con l’incontro della maggioranza per una di tenuta della maggioranza, di fronte alle difficoltà platealmente esplose nell’ultima sessione del Consiglio regionale: di questo si tratta, nonostante i tentativi di esorcizzare quel termine dal linguaggio politico, a Roma come a Bari.

Un appuntamento non facile, giacché il clima de "U cap d’ann" non può aver scaraventato dalla finestra, come accadeva con un rito propiziatorio sempre più in desuetudine, i veleni che hanno accompagnato l’emersione, tuttavia prevedibile, del deficit della sanità.

La discussione si allargherà per investire l’intera vita politica regionale se è vero che se da qualche parte s’invoca un posto da acquisire o da avvicendare nella Giunta, per altri c’è il nodo irrisolto di un Capogruppo tuttora da individuare, e per tutti ci potrebbe essere l’idea sul ruolo dei partiti che ha il segretario del PD, il maggiore dell’alleanza: e cioè e che poi .

Insomma l’idea leaderistica della politica solo qualche giorno fa bocciata da Biagio De Giovanni dalle colonne del Corriere, quando senza mezzi termini riconduce lo sfascio di Napoli alla deriva .

A questa visione i partiti di maggioranza (ma non solo) devono rispondere, sapendo che allo stesso tavolo siederà il neo segretario del PD, che in una sorta di nega a se stesso il ruolo di concorrere alla direzione politica della regione per poi, indossata la casacca diversa, difendere per sè l’altro, appunto, monocratico.

Un mini conflitto d’interessi, con i rischi che il Paese conosce e che drammaticamente vive in altre situazioni, sia pure estreme.

Il ruolo dei partiti, dunque, nell’originale previsione costituzionale: che sarebbe il caso di mettere a punto quando se ne voglia celebrare non retoricamente il sessantennio.

Un altro tema emergerà a quel tavolo, sul quale occorre una riflessione anche revisionista, se possibile per cercare di correggere effetti d’innovazioni legislative degli anni ’90 che, forse solo nel Mezzogiorno, alla verifica dei fatti non hanno offerto buona prova.

Il tema attiene la concezione dell’ di Regioni, Province e Comuni e la cancellazione di fatto di ogni sistema di controllo preventivo, sia pure di sola legittimità, degli atti della Pubblica amministrazione che, di fatto, ha chiamato in causa solo quello successivo e giurisdizionale, che ha funzione del tutto diversa e comunque mai quella d’impedire comportamenti distorsivi.

L’autonomia, spesso interpretata come vera e propria autarchia, prescindendo da ogni verifica di condivisione delle decisioni, che spesso porta a un uso improprio delle risorse.

Le riforme degli anni ’90 sul sistema dei controlli sugli atti, tuttavia, piuttosto che segnarne la totale soppressione introdussero novità per le quali forse non si era pronti: i controlli interni, in particolare di gestione e di produttività, ma per i quali preventivamente occorreva i controllori.

Nella crisi finanziaria della sanità pugliese, accanto alla generosità del convenzionamento esterno, appare fallito del tutto il sistema dei controlli: fallito perché non ha funzionato, perché nessuno ne ha verificata l’efficacia, perché nessuno ha fatto emergere i suoi risultati, benché scarsi, almeno come deterrente verso un clima di assuefazione al lasciar fare.

L’Assessore promette che presto convocherà i vertici dell’ASL per indurli al rigore nei controlli: c’è da credergli, lo farà.

Con quali strumenti, se la è affidata sempre a dirigenti e se la a comitati la cui composizione, ben nota all’Assessore, prescinde totalmente da qual minimo necessario di competenze tecniche?

Le questioni, come si vede, si connotano di significato e contenuto propriamente istituzionale e meriterebbero un’attenzione forse di là dalla mera "verifica", per spingersi fino alla riflessione sulla crisi dello Stato unitario, di cui da più parti si parla.

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