9 gennaio 2011

Caro Presidente, grazie per le Sue parole.


"La Padania non esiste, c’è l’Italia. Se i ministri leghisti hanno una patria diversa, lascino il governo. Non sono a casa loro."



Era ora, la proverbiale moderazione di Giorgio Napolitano non è venuta meno, ma ha obbedito ad una missione, quella di fare chiarezza. Severo, puntuale, misurato, il Capo dello Stato ha affrontato la questione “italiana”. Non settentrionale né meridionale, ma italiana. Il riconoscimento della nazione, dello Stato, della Repubblica italiana.

Il Presidente della Repubblica si sarebbe assunto la responsabilità di una omissione, anche grave, se non avesse affrontato la questione, diventata “una emergenza” per le dichiarazioni di alcuni Ministri alla vigilia delle manifestazioni per il 150 anniversario dell’Unità d’Italia. Aprendo le celebrazioni, Giorgio Napolitano non si è limitato ad enfatizzare l’evento ed a rendere omaggio al tricolore nato a Reggio Emilia, capitale della Repubblica cispadana, ma ha affrontato il tema in modo solenne, giudizioso e inattaccabile, affermando l’irragionevolezza di forze politiche nazionali in aperto dissenso con le celebrazioni e l’incongruenza di Ministri della Repubblica che manifestano la loro estraneità verso la ricorrenza o la giudicano di alcuna utilità.

Ai Ministri non è dato di scegliere fra la rappresentanza del Paese che governano e la non rappresentanza; le forze politiche che perorano la causa dello Stato federale commettono un errore mostrando contrarietà verso l’unità nazionale, perché è grazie ad essa, ad uno Stato forte e coeso, che il federalismo trova le sue ragioni di essere.

Non sarebbe possibile realizzare lo Stato federale se non esistessero uno Stato unito e una nazione consapevole della sua identità. Di più, difronte alle sfide che provengono dalla globalizzazione, dalla competitività, dall’Europa l’unità nazionale, nota il Presidente della Repubblica, è un punto di forza e di sicurezza per l’economia del Paese.

E’ davvero incredibile che il Capo dello Stato abbia dovuto rimproverare partiti di governo e Ministri della Repubblica per la loro presa di distanza, di fatto un dissenso sull’unità del Paese: nessun Paese al mondo può permettersi Ministri che minano l’unità del loro Paese, o permettere a Ministri di non riconoscere lo Stato che governano.

I Ministri ed i parlamentari, è elementare norma costituzionale, rappresentano il Paese e non una parte di esso, l’intera comunità nazionale e non un gruppo sociale, economico, etnico.

Se i Ministri leghisti ritengono che la loro patria non sia l’Italia, ma la Padania, non hanno altro da fare che tirarsi da parte ed aspettare che sorga la Padania. La Padania non è nata, occorre che piemontesi, lombardi e veneti ne scoprano l’esistenza, che i libri di geografia e di storia ne traccino il profilo. Nel frattempo i “£precursori” della piccola patria padana si possono dare altre incombenze in linea con le loro opinioni: organizzare serate dedicate a Miss Padania, tornei di calcetto a scala provinciale, sagre locali o festeggiare ampolle sulle rive del Po.

Il tricolore ricordato da Giorgio Napolitano a Reggio Emilia è nato ai confini della Padania, la Cispadania, che l’ha adottato, è esistita prima dell’Italia, la Padania no. L’Italia è nata proprio di fatto in terra padana.

E’ venuto il momento che i Ministri leghisti siano incoraggiati da alleati di governo e da chiunque in Italia aspiri ad un minimo di decoro nazionale, a scegliere fra la Padania e l’Italia, sapendo che ove scegliessero di rappresentare la prima dovrebbero rinunciare a rappresentare la seconda, che non riconoscono e non amano.

Non è un problema di decenza, naturalmente, ma una incompatibilità. I Ministri leghisti, per loro ammissione, sono agenti “padani” che curano gli interessi padani, privilegiandoli sempre e comunque. Una condizione che svantaggia il resto del Paese e non avvantaggia nemmeno i padani.

Il Capo dello Stato a Reggio Emilia ha fatto benissimo ad affrontare la questione nella prima giornata dell’anniversario. Non poteva dire di più non poteva dire di meno. Aspettiamo che sia il Capo del governo a farci sapere quale sia la sua volontà, aspettiamo che la destra, tradizionale depositaria dei valori nazionali e del vessillo tricolore, a dirimere il conflitto, rispondendo ad un semplice quesito: nel suo governo ci sono Ministri italiani o padani? 
(fonte italiainformazioni)