24 maggio 2011

Il Psi sezione di Bitonto rende noto un articolo pubblicato su Bitontotv.it che Annalisa Pannarale, coordinatrice regionale di SEL, scrive sulla questione sanità in Puglia. Nel suo articolo, Annalisa Pannarale, denuncia...
  1. "...l’uso strumentale e ingannevole che il capogruppo Palese e il centrodestra pugliese continuano a fare della sanità e di quello che è un diritto fondamentale e indisponibile delle persone, la salute”.
  2. “Ci sono in particolare due aspetti che Palese finge di dimenticare puntualmente la riduzione drastica dei posti letto, e quindi il Piano di riordino ospedaliero, sono stati decisi dal Patto della Salute di Tremonti, che ha prescritto alle regioni, Puglia compresa, la preminenza del rigore dei conti su ogni altro criterio che avesse a che fare con la prevenzione e con la cura delle persone”.
  3. Il Piano di rientro è stato imposto alla Puglia dal governo nazionale, nonostante non fosse una delle regioni commissariate, perché una disposizione della Legge finanziaria del 2009 di Tremonti ha stabilito che non potessero distribuire il deficit in bilancio quelle regioni che avessero sforato il Patto di stabilità; e la Puglia ha sforato il patto perché di fronte ad un governo nazionale inadempiente e indifferente alla crisi e al peggioramento delle condizioni sociali e occupazionali, ha investito fondi in manovre anticicliche e politiche a sostegno dei giovani”. Il Ministro Fitto, dopo aver condotto la campagna elettorale per le amministrative contro il Presidente Vendola e la chiusura degli ospedali, omettendo di dire che quella chiusura è frutto dei tagli e dell’intransigenza di Tremonti, abbia impugnato la legge regionale n. 5 del 2011 davanti alla Corte Costituzionale, nella parte che riguarda le residenze sanitarie assistite e quelle socio assistenziali”.
  4. Mentre il governo regionale e l’assessore Fiore si sforzano di garantire il diritto basilare alla prevenzione alla salute, all’assistenza e alla cura delle donne e degli uomini pugliesi, programmando la riconversione delle strutture ospedaliere in dismissione in servizi territoriali più efficienti, sicuri e vicini al cittadino, il governo nazionale e il suo rappresentante pugliese insistono nel ‘braccio di ferro’ punitivo e tutto elettoralistico contro il Presidente Vendola e la sua giunta”.
  5. Nella possibilità che Fitto e il Pdl pugliese abbandonino le solite modalità aggressive e propagandistiche e collaborino finalmente con il governo e con il centrosinistra regionale per chiarire e risolvere quanto prima la questione sul piano procedurale e normativo, salvaguardando i bisogni e i diritti primari delle persone”.
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Il compagno Francesco Mundo, componente della Segreteria Provinciale di Bari del Partito Socialista Italiano risponde con una lettera aperta.

Reputo la difesa d’ufficio della Coordinatrice Regionale di SEL, sulla sanità pugliese di Vendola, un fritto misto di demagogia e vecchia politica.

E’ singolare che la Pannarale senta il bisogno di far sapere il “suo pensiero e quello di SEL” alla cittadinanza bitontina direttamente attraverso Bitonto TV e non attraverso un incontro cittadino con quelle forze di centrosinistra che più di altre si sono spese, soprattutto di recente sia in Consiglio Comunale, sia nei vari incontri tecnici avuti con la dirigenza della ASL – BA e, in ultimo, perfino con i vertici dell’assessorato alla Sanità pugliese per far si che l’ex stabilimento ospedaliero di Bitonto si trasformasse da anacronistico ospedale di concezione ottocentesca, pericoloso per i cittadini e per gli stessi operatori, in una struttura sanitaria più efficiente, al passo con i tempi e con gli stessi protocolli nazionali fatti propri anche dalla Regione Puglia in fatto di sanità territoriale.

La proposta elaborata e condivisa dalle forze di centrosinistra favorevolmente accolta anche delle forze di maggioranza in Consiglio Comunale, prevedeva una serie di attività ambulatoriali e di day surgery[1] in grado di smaltire oltre il 60 % di bisogno sanitario dell’utenza, composta essenzialmente da patologie cosiddette minori e dalla diagnostica, evitando così che per l’unghia incarnita o la fistola, si andassero ad intasare strutture complesse come l’Ospedale San Paolo o il Di Venere alle quali è affidato invece il compito di occuparsi delle patologie più gravi.

Tale documento, più volte eccepito, integrato e modificato, costato mesi di paziente ed estenuante impegno e lavoro, denotava anche la sua validità dal punto di vista amministrativo perchè quanto prevedeva lo si poteva ottenere senza aggravio di costi ulteriori sulle casse regionali.

In sostanza, una vera e propria riorganizzazione del servizio sanitario locale che si sarebbe integrato con le strutture complesse, quella del San Paolo in particolare, di cui non va dimenticata la tormentata e ultra trentennale storia, alla quale l’Ospedale di Bitonto ha dato tutti i suoi reparti consentendole di essere operativa.

Questo compito di ripensamento, riorganizzazione e attuazione dei servizi sanitari territoriali, compresi quelli di Bitonto e del suo bacino d’utenza, avrebbe dovuto essere svolto dalla dirigenza amministrativa e organizzativa della ASL-BA e dell’assessorato regionale, raccordandosi magari con gli operatori locali e non solo ospedalieri. In pratica, dar seguito e attuare una volontà politica strategica sulla sanità che o è mancata, o era (e continua ad esserlo) presumibilmente orientata verso altri obiettivi. Vero è, comunque, che le varie componenti di centrosinistra locali, a cominciare dal PSI che più di altri si è speso in questo contesto, non solo sono state leali nei confronti del protagonista di questa vicenda nel momento del bisogno elettorale, ma di fronte a questo deleterio immobilismo, hanno cercato di supplire al meglio l’assenza di un’azione amministrativa coordinata ed efficace che tenesse in conto da un lato la necessità di assicurare i servizi modernizzandoli, e dall’altro, di contenerne i costi limitando gli sprechi che continuano a permanere.

E che questo intenso e lodevole impegno sia stato prima apprezzato e poi inspiegabilmente buttato alle ortiche, lo dimostrano due cose. La prima, è che il modello proposto fu ritenuto valido a tal punto che, in uno degli ultimi incontri avvenuti a Bari[2] con i dirigenti regionali e con l’Assessore Fiore, Bitonto doveva essere il comune pilota di questo riassetto sanitario e il suo modello esportato in tutta la regione. La seconda, è che nell’attesa che si desse seguito a questo nuovo riassetto sanitario largamente condiviso, improvviso e inappellabile arrivò l’ordine di chiusura definitivo dell’ospedale di Bitonto.

Di conseguenza, mi limito a definire demagogiche le temerarie affermazioni della Pannarale nella sua sterile difesa d’ufficio del suo mentore, alla quale mi permetto sommessamente di darle un consiglio: la prossima volta che decide di esprimersi su questioni che interessano i cittadini di questo comune, prima di farlo, chieda consiglio e informazioni a coloro che ci hanno messo la faccia andando a chiedere il consenso elettorale affinché il Compagno Nichi amministrasse saggiamente la Regione Puglia.

Ogni tanto, mettere da parte l’orgoglio e il narcisismo, ricordandosi del grande valore dell’umiltà può essere utile. Ad esempio, non mi risulta che il Governatore o persona da lui delegata, abbia sentito la necessità di confrontarsi con i medici di base[3] i quali più di altri sono in prima linea, da un lato, nel cercare di assecondare i bisogni della gente e dall’altro, nel cercare di por freno alle frequenti richieste diagnostiche e farmacologiche inutili e costose, dovute ad una totale assenza di educazione sanitaria che non contempla solo diritti, ma anche il dovere di una intelligente parsimonia nei confronti di un servizio sanitario prezioso, ma che grava sulle tasche di tutti i cittadini e pertanto non deve essere abusato e sprecato altrimenti si finisce per fare “regali” alle case farmaceutiche e alle strutture diagnostiche private e convenzionate.

E che dire delle “...manovre anticicliche e politiche a sostegno dei giovani” pensate quanto meno allegramente e illudendosi di poter aggirare i concorsi?

In quanto al presunto “uso strumentale e ingannevole della sanità” fatta da esponenti della opposizione, alla querelle Vendola – Fitto e ai contrasti con il governo centrale, vorrei dire che reputo ingenuo aspettarsi “comprensione” da parte dell’opposizione di centrodestra dopo che Fitto fu battuto la prima volta dal centrosinistra proprio sulla politica sanitaria. L’attacco frontale rivolto da Vendola in quella campagna elettorale, un tantino populistico, è oggi diventato un boumerang. Di cosa ci si meraviglia? Cosa si vorrebbe, che anche l’opposizione divenisse “funzionale” al governo del principe e della sua corte? Questo accadeva solo in taluni paesi satelliti dell’ex URSS per far apparire democratico ciò che non lo era.

Signora Pannarale, se ne faccia una ragione, il muro di Berlino è caduto da quasi 22 anni e non lo rialzeranno più. Per fortuna di tutti, anche la Sua.

Francesco Mundo


[1] Possibilità clinica, organizzativa ed amministrativa di effettuare interventi chirurgici od anche procedure diagnostiche e/o terapeutiche invasive e semiinvasive in regime di ricovero limitato alle sole ore del giorno, o con eventuale pernottamento, in anestesia locale, locoregionale o generale (DPR 14.01.97)

[2] Era presente il Dott. Franco Scauro assieme ad altri esponenti locali.

[3] Pur avendo diversi amici medici di base, compresa mia moglie, non mi risulta che siano state mai contattate dai vertici sanitari regionali le organizzazioni di categoria sulla questione dei ticket, delle ricette, delle prescrizioni specialistiche che spessissimo sono ripetitive e che i medici di base sono costretti a subire anche dai pazienti, ecc., ecc..