25 luglio 2011

Lettera ai compagni di Gianvito Mastroleo

Cari compagni,

finanche noi, che in qualche modo dovremmo essere la classe dirigente del Partito, apprendiamo dai Giornali che nella seduta di Lunedì 25 luglio (brutta data!) il Consiglio si appresterebbe ad approvare le modifiche allo Statuto regionale nella parte che ne prevede la composizione: in pratica, riducendo a 60 i Consiglieri, e a 12 gli Assessori di cui, mi pare, tre esterni.

Considero questa soluzione non la migliore per una serie di ragioni:

1) Rivedere lo Statuto solo nella parte della composizione dell’Assemblea, a prescindere dalla legge che ne regola l’elezione, è un grave errore tattico e strategico: i due elementi sono strettamente correlati, sia politicamente che istituzionalmente.

2) Mi auguro, naturalmente, che prima di procedere si sia ascoltato il pensiero di qualche esperto costituzionalista, non essendo lo Statuto paragonabile al regolamento di condominio, o allo statuto dell’associazione dei bocciofili!

3) I casi di bocciatura delle decisioni dell’Assemblea regionale o della Giunta si contano ormai a decine, e non tutte le impugnazioni del Governo sono sospette di influenza politica del Governo non amico.

4) Finanche lo “statuto Tedesco”, approvato dal Governo Fitto, con la partecipazione attiva delle minoranze e per il quale si ricorse alla consulenza di costituzionalisti di riconosciuta autorevolezza, ha dimostrato di non funzionare.

5) Considero per i socialisti la soluzione proposta un grave errore politico: nella passata legislatura il partito si era orientato per la soluzione dei 50 Consiglieri, e lo fece, dalla più comoda posizione di partito minoritario, dopo un’ampia riflessione che tenne conto anche di esigenze “comunicative” con la parte dell’elettorato che invoca a gran voce la riduzione dei costi della politica, salvaguardando naturalmente quelli della democrazia.

6) Con la decisione con la quale anche i socialisti si adeguano alle esigenze dei partiti maggiori, e anche della formazione che fa capo al Presidente Vendola, senza neppure avere “negoziato” sulla legge elettorale (tema verso il quale il PSI ha il massimo interesse per la riduzione dello sbarramento), ci si è messi nelle condizioni di dover subire, se e quando quest’ultimo tema sarà posto in discussione, un ulteriore smacco: in pratica si è rinunciato ad un minimo di potere negoziale.

Il più elementare criterio di bilanciamento degli interessi in campo avrebbe dovuto consigliare di non sfogliare il carciofo, foglia dopo foglia.

7) Infine, chi ha deciso che il voto dei socialisti a questa soluzione dovesse essere favorevole? I consiglieri regionali? Salvo la loro maggiore responsabilità, tanto di cappello per la loro opinione, che vale esattamente quanto quella di ciascuno dei compagni iscritti al Partito, e dei componenti gli organismi dirigenti. Ci si è chiesto chi ci guadagna – politicamente – e chi ci perde?

8) Non aver convocato, o sollecitato la convocazione del Partito, prima di assumersi questa responsabilità, è stato un errore gravissimo: non avevamo dato l’adesione all’acquisizione di una maggiore autonomia da parte dei compagni consiglieri regionali per consentire che le cose continuassero ad andare come prima; l’avevamo fatto solo perché attraverso la loro azione il partito avrebbe dovuto acquisire spazio politico, autonomia e visibilità.

9) Che interesse ha un Partito come il nostro, nelle condizioni in cui si trova nello scenario del Governo regionale, ad omologarsi alle decisioni e agli accordi dei due partiti maggiori con quello del Governatore? Nessuno!

Insomma, in questa vicenda, tutta e solo di natura politica (dagli arretrati degli emolumenti a quella dello Statuto), il Partito ha rimediato una frutta figura e ha perduto un’irripetibile occasione: e ciò è potuto accadere solo perché non ha potuto (o non ha voluto) discuterne.

10) La conclusione drammatica (non è un’esagerazione!) del direttivo dell’11 luglio avrebbe dovuto IMPORRE, più che solo consigliare, una riunione urgente della Segreteria regionale, che pure qualcuno di noi aveva sollecitato, preceduta da qualche altro suggerimento per la sua efficacia. Non c’è stata, e gli effetti si vedono.

La domanda, per concludere, che rivolgo a tutto il Partito, dai componenti della segreteria nazionale (ripromettendomi di parlarne direttamente con Nencini alla prima occasione) all’ultimo dei compagni iscritti: pensiamo così di mantenere la tradizione del socialismo pugliese, e di creare le premesse per nuove fortune al Partito Socialista del XXI° secolo, di cui spesso ci riempiamo la bocca?

Io penso assolutamente di no'!.

Compagni, per quanto il Presidente regionale del Partito abbia solo funzione di rappresentanza, e non di responsabilità politica diretta, personalmente non me la sento di avallare questa situazione: spero che ne chi ne ha la competenza sappia battere un colpo, non per acquietare la mia insoddisfazione, ma per dare risposte ai compagni che le chiedono, e perché si assolva ai doveri che il Congresso ha affidato a ciascuno di noi.

Naturalmente mi auguro che questo accada presto, ferie o non ferie!

Un fraterno saluto a tutti

Bari 24 luglio ’11

Gianvito Mastroleo