30 ottobre 2007

In Ricordo di Gaetano Arfe’ - di Domenico Caputo

Molti di noi hanno compreso la complessità e subito il fascino del socialismo democratico, leggendo gli scritti dello storico napoletano Gaetano Arfè, morto il 13 settembre scorso nella sua città natale.
Colpisce in questo studioso, che ha svolto anche incarichi politici di primo piano, la traduzione in regole di vita quotidiana degli ideali e dei valori professati nell’agone politico.
Socialista non è solo un modo di pensare. È soprattutto un modo di essere.
All’inizio del suo cammino il socialismo italiano era più passione civile che lucido programma politico.
E i suoi aderenti erano – per dirla con Giovanni Giolitti – dei galantuomini un po’ utopisti.
Il perché, con il tempo, si è dissociata l’etica privata da quella che viene proposta pubblicamente richiederebbe un’analisi lunga e risposte articolate.
È possibile, tuttavia, oggi recuperare a regole di vita gli ideali e i valori del socialismo democratico? È possibile svolgere attività politica unicamente come attività di volontariato civile e sociale? È proprio scandaloso ritenere che l’attività politica non debba in nessun caso, neanche indirettamente favorire chi la svolge; che non si deve approfittare del proprio ruolo per fruire di vantaggi e privilegi personali e familiari; che insomma la politica torni ad essere una cosa seria e pulita?
Gaetano Arfè avrebbe dato a queste domande una risposta positiva senza perplessità.
Il socialismo come regola di vita può essere quindi un buon inizio.

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