2 ottobre 2007

Quanto è democratico il PD?

di Pasquale Vitobello

Negli ultimi anni la politica ha lanciato un sistema nuovo per l’individuazione di candidati-leader delle varie formazioni e coalizioni: le primarie.
Come dimenticare quelle realizzate nel 2005 per scegliere il candidato dell’Unione alle regionali in Puglia? All’epoca si sfidarono Boccia e Nichi Vendola, con la vittoria del comunista che in volata soffiò la poltrona di governatore pugliese all’uscente Raffaele Fitto.
La Puglia certamente è stata precursore di un sistema adottato anche per la scelta del candidato premier nel 2006, che ha visto la vittoria di Romano Prodi ed una partecipazione di oltre 4 milioni di cittadini italiani.
Questo sistema si ripropone domenica 14 ottobre, per il terzo anno consecutivo e la scelta riguarda la segreteria nazionale del Partito Democratico.
Però questa volta, forse ancora una volta, le primarie celano qualche anomalia. Infatti è la prima volta che si svolgono per scegliere il segretario di un partito e non il candidato di una competizione elettorale. Non sarebbe pertanto opportuno come avviene in tutti i partiti, certamente in maniera non meno democratica, sceglierlo attraverso i congressi regionali e nazionali tra gli iscritti?
La seconda anomalia è che appare scontata la vittoria del Sindaco di Roma Walter Veltroni a tal punto che da mesi appare come l’affermato, ma non certo indiscusso, leader del PD.
Ma allora a cosa servono queste primarie?
Sembrerebbe logico pensare che si voglia dare una “parvenza” di democrazia visto che ormai di democratico c’è ben poco, considerato che il segretario, o meglio, il futuro segretario, è stato già scelto ed individuato da tempo con il bene placito dei vertici di DL e DS. A questo si potrebbero aggiungere i rischi di un flop se per caso si presentassero alle primarie solo uno o due milioni di cittadini che sicuramente non sono il 30 - 35% degli italiani (cifra a cui aspira il PD). Ci potrebbero essere anche i pericoli di brogli come si sta sospettando per il referendum dei lavoratori.
Infine si sta chiedendo un euro per votare. Immaginiamo i 4 milioni delle primarie del 2006 e moltiplichiamoli per 1 €…Niente male per il nascituro partito già ricco di onorevoli e senatori.
Insomma le primarie possono essere un insidia per il Partito Democratico ma forse sarebbe meglio affidarsi alla cabala e pensare che le primarie portano bene al suo vincitore (Vendola e Prodi ne sono la dimostrazione, o forse no?).
L’impressione tutta personale, è che invece le primarie siano una raccolta fondi e un modo come tanti per darne risalto sui media, distraendo il cittadino da altri problemi del nostro Paese o oscurando altri partiti che fanno della partecipazione e del confronto la propria arma di “democrazia”.

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