3 dicembre 2007

Bari…la Grande - di DOMENICO CAPUTO

Ha un futuro la città di Bari? O rischia di sopravvivere prigioniera del modello ottocentesco di esteso aggregato urbano verso il mare?
E il futuro di Bari va costruito assecondando la sua antica vocazione mercantilistica oppure occorre decisamente puntare sulle nuove intelligenze che sono, in gran parte, figlie della sua borghesia più illuminata?
Bari appare come una città timida, avvolta su se stessa, preoccupata di tutelare l’esistente e, quindi, appagata di ciò che ha: la città vecchia, il borgo murattiano, il lungomare.
Tutti gli sforzi sembrano tesi a preservare e custodire, non ad innovare ed inventare.
Bari ha paura di diventare città metropolitana. E cioè altro rispetto a quello che è.
Tanto che proietta l’idea di area metropolitana come semplice unione delle municipalità della sua provincia.
E così da un lato troviamo la Bari dei baresi, che gelosamente tiene tutto dentro il centro cittadino, e dall’altro la Bari istituzionale che si fregia del ruolo formale di capoluogo, senza alcuna capacità di orientare risorse o tendenze.
Vi sono idee e progetti capaci di immaginare un futuro per la città di Bari che sia diverso da quello di continuare a specchiarsi nel suo mare?
Credo che sia possibile far lievitare l’idea di una Grande Bari. L’idea di una città che investe sul futuro, che valorizza i giovani talenti, che immagina grandi spazi e grandi opere.
Una città stellare, con il cuore tra le vecchie mura e la testa verso il futuro.
E una città stellare porta all’esterno servizi, ricerca, grandi eventi, e conserva all’interno tradizioni, storia e cultura.
Come può crescere una città che soffoca al proprio interno la sua più grande struttura ospedaliera, gli uffici giudiziari più importanti della regione e una fiera che si definisce internazionale?
Senza una idea forte capace di sprigionare nuove progettualità sociali, culturali, urbanistiche, Bari rischia di perdere la scommessa del futuro.
Bari può diventare Grande se conquista la dimensione metropolitana per meriti propri e non per disposizione legislativa.
E questa voglia di crescere deve maturare nell’anima della città. Certo c’è bisogno di tempo. Ma occorre partire subito, avviando un confronto serio ed approfondito sulle prospettive della città levantina.
Prima che l’affanno preelettorale tolga alla città il respiro per qualsiasi discussione di prospettiva.

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia il tuo commento