15 dicembre 2007

Alla regione Puglia, non bastano più i "segni" - di Gianvito Mastroleo

Il Governo della Puglia è alle prese con la situazione del deficit della sanità e con una manovra fiscale che, in questo momento irrompe inaspettatamente.

Ma ciò che è davvero inaspettato è il persistente deficit nella Sanità.

La Regione, infatti, ha deciso d’incrementare le tasse per la fascia più alta dei contribuenti: un’operazione di redistribuzione astrattamente giusta forse, inevitabile, che tuttavia sconta il deficit di condivisione sulle ragioni del deficit, al quale non so se dobbiamo abituarci o rassegnarci.

Se il mondo sindacale manifesta unanime dissenso, nonostante l’aggravio dell’aliquota IRPEF esoneri i redditi più bassi, una ragione ci sarà.

Sarebbe auspicabile che sul tema i socialisti aprissero un tavolo di confronto interno, non potendosi accontentare soltanto della esenzione dal prelievo per i redditi inferiori a 28.000 euro.

Le ragioni del deficit sanitario, dunque, non possono passare solo all’interno delle stanze del Governo regionale.

La Giunta regionale nella seduta di ieri 14 dicembre, tuttavia, ha adottato un provvedimento che per il suo valore simbolico merita una riflessione, intorno alla quale vorrei che i compagni esprimessero il loro pensiero, anche per avere maggiori motivazioni nella riunione di lunedì pomeriggio, 17 prossimo, del COORDINAMENTO REGIONALE del nascente P.S.

La Giunta ha deciso, in pratica, di ridurre del 10% la “diaria” degli Assessori regionali: presumo che si tratti dell’incremento dell’indennità che percepisce l’Assessore rispetto a quella di Consigliere regionale.

Non importa approfondire di che si tratta, anche perché il risparmio è poco più che una goccia d’acqua nell’oceano.

Più interessante, invece, il segno di questo provvedimento, quale encomiabile volontà degli assessori di concorrere con i cittadini al sacrificio richiesto ad alcuni di loro.

Domandiamoci, piuttosto, se questo segno sia di per sé sufficiente e se l’intenzione politicamente significativa ed attesa di ridurre i costi della politica possa accontentarsi solo di questo.
Personalmente penserei che occorrerebbero provvedimenti cosiddetti strutturali.

Come è noto, nella passata legislatura la Regione Puglia, in compagnia forse di una sola altra Regione, rivide lo Statuto ed aumentò il numero dei consiglieri regionali da 60 a 70 componenti e previde la possibilità di nominare assessori esterni; non disse, invece, una sola parola di indirizzo per regolamentare la composizione dei Gruppi regionali, per prevenire la frantumazione e il trasformismo politico.

Personalmente credo che la Regione Puglia dovrebbe avviare la revisione di quel sistema di norme.

La stessa Giunta, sempre per ragione di costi, ha deciso di non attivare il Consiglio regionale statutario; ha sostanzialmente bloccato il Consiglio regionale delle Autonomie, istituti entrambi previsti e vantati come fortemente innovativi; di non dare seguito all’impegno formalmente annunciato da Vendola di istituire il Garante dei diritti dei detenuti.

Credo, invero, che dal punto di vista politico sarebbe assai più efficace se questa maggioranza avviasse la procedura per modificare lo Statuto regionale prevedendo:
Il numero dei consiglieri regionali non oltre 50 componenti;
Il numero minimo di tre consiglieri per la costituzione del Gruppo, tenuto conto delle garanzie anche economiche assicurate per il suo funzionamento;
Che il consigliere che lasci il gruppo col cui simbolo è stato eletto, non possa costituire un Gruppo autonomo.

Comprendo che per un partito non grande come il nostro la proposta potrebbe essere troppo rigida, ma quando è in gioco l’interesse generale anche quello del singolo partito dovrebbe ad esso obbedire.

Relativamente alla spesa sanitaria, in attesa di un vero approfondimento, sulla base delle carte più che delle sole notizie che ricaviamo dai giornali, penserei che il Partito debba insistere affinché:

a) l’accertamento del deficit sia fatto in maniera definitiva, con la proiezione fino a tutto il 2008, per evitare che la legge di bilancio dell’anno prossimo possa riservare le stesse sorprese;
b) che venga imposto il massimo rigore, impietoso se necessario, nel valutare le ragioni per le quali nel corso di questi ultimi due anni siano state incrementate le “convenzioni con i privati”, tenuto conto che le disponibilità delle risorse delle strutture pubbliche non sono utilizzate al pieno del loro regime, ed il deficit degli Istituti di Ricerca, meno soggetti ai controlli, per loro natura;
c) che si chieda politicamente il conto sul funzionamento dei vari organi (nuclei o comitati) di controllo istituiti all’interno delle ASL, anche perché, a quanto riesco ad immaginare, parte di essi hanno comportato corresponsione di indennità;
d) che vi sia altrettanto rigore nei provvedimenti in corso di confezionamento per la stabilizzazione del precariato: un conto è regolarizzare posizioni lavorative che si sono stratificate negli anni, altra cosa sarebbe regolarizzare le posizioni sorte nel corso degli ultimi mesi o settimane, quando, pensando alla sanatoria, potrebbero essere state compiute operazioni non perfettamente trasparenti; e da quanto se ne sa, non si tratterebbe di cose di poco rilievo!

Occorre stare attenti infatti che – come quasi sempre è accaduto nel passato – all’insegna della giustizia sociale possano passare operazioni di vera ingiustizia, di discriminazione, del peggiore clientelismo del quale non ci mancano le tracce.

Infine mi permetterei di segnalare al Partito di non intrupparsi nel coro di coloro che giocano al rimpiattino ed evocano le uguali responsabilità di coloro che hanno governato prima: alla gente questo interessa poco e riesce solo ad accomunare tutti nello stesso giudizio negativo.

Un Governo serio sa assumersi le sue responsabilità e denunciare, documentandole, quelle altrui.

Lunedì pomeriggio cercherò di illustrare queste idee nella riunione del COORDINAMENTO, sottoponendole alla discussione generale per inserirle in tutto o in parte in un auspicabile documento conclusivo da inviare ai compagni ed alla stampa.

Vorrei pregare, dunque, tutti i compagni che lo ritenessero di far sapere a me, ma anche direttamente ai nostri dirigenti regionali, la loro opinione perché queste idee possano sostenute, ampliate o modificate, o del tutto abbandonate se ritenute bizzare.

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