12 gennaio 2008

Il problema non è la Binetti. E neanche Bassolino - di Emanuele Macaluso

In una vignetta di Staino (l’Unità di domenica scorsa), una signora rivolgendosi al marito in poltrona dice: «Sei scettico sull’omeopatia?». L’uomo risponde: «Molto, a cominciare dalla Binetti nel Pd». Il problema, caro Sergio, non è la Binetti, ma il Pd. Si continua ad esasperare il “caso” della senatrice per coprire un nodo politico di enormi dimensioni che coinvolge i “fondatori” del partito, i quali pensano di scioglierlo con qualche formuletta da scrivere nella cosiddetta tavola dei valori.
Eugenio Scalfari, tutte le sante domeniche, scrive parole di fuoco sull’invadenza clericale e sul deficit di laicità del Pd, ma anche lui rimette tutto alla scrittura della carta affidata ad Alfredo Reichlin. Cioè, anziché riflettere sul Pd, così com’è, si discute sul “caso” Binetti, come se si trattasse di un’escrescenza, di un corpo estraneo a quel partito e non di una componente essenziale di esso: senza la Binetti non c’è Castagnetti, e senza Castagnetti non c’è il Pd.

Un “caso” parallelo a quello della Binetti, ma su un terreno del tutto diverso, è quello di Antonio Bassolino. Scalfari (non Di Pietro) nel suo articolo domenicale ne ha chiesto le dimissioni. Il presidente della Regione campana ha reagito con una lettera a Repubblica, dando spiegazioni e chiarimenti dei suoi comportamenti e delle sue responsabilità. Ma nella regione campana dov’è e che cos’è il Pd? Quel che si vede è la posizione della sindaco di Napoli, Rosetta Jervolino, molto diversa da quella di Bassolino, mentre il sindaco Pd di Salerno, De Luca, è contro tutti, e vuole usare i carri armati per imporre le sue soluzioni al problema. La disgregazione del tessuto sociale e politico della sinistra è evidente. Non esistono più sedi locali, provinciali, regionali in cui si elabori una politica, si assuma una posizione per organizzare una battaglia politica. Sono cose vecchie? È nuovo invece il notabilato, l’aggregazione di interessi leciti e illeciti intorno a “personalità” che guidano le istituzioni? È moderna la identificazione delle istituzioni con il partito e con una persona?
Oggi la Campania è al centro dell’attenzione per l’immondizia, in altri momenti, per motivi diversi, c’è stata la Calabria o la Sicilia, ma il nodo è sempre lo stesso. E lo è anche al Nord: lo abbiamo visto per Malpensa, dove si minacciano reazioni violente.

La questione è politica e si ripropone sul piano nazionale. La confusione sulle proposte di riforme istituzionali che incidano sul sistema politico è davanti agli occhi di tutti. Anna Finocchiaro (ieri sull’Unità) ha dichiarato che «il Pd ha un capo saldissimo, ma mancano i luoghi di decisione». Bettini (Corriere della Sera di domenica) dice che nel Pd «c’è chi lavora per distruggere Walter». Non è difficile capire chi è il “chi”. Certo il fatto che D’Alema, Fassino, la Finocchiaro e altri debbano leggere sul giornale le proposte di riforma (francesi, spagnole, ecc.) del segretario è enorme. Ma è questa la modernità? Tuttavia, siccome anche nel centrodestra il caos politico è totale, dobbiamo chiederci qual è la prospettiva di questo paese. Il tema della resistenza o della crisi del governo Prodi è certo rilevante. Ma, attenzione, le incognite sul futuro del paese (altro che declino!) sono inquietanti.

E la sinistra non c’è.

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia il tuo commento