1 aprile 2001

IINTERVENTO DI ONOFRIO INTRONA

Questione schede elettorali e cioè, in poche parole, se siano più o meno chiare o se, addirittura, siano più o meno intellegibili per i cittadini: questo, l’argomento del giorno da parte di entrambi gli schieramenti maggiori, come se avessero a che fare con una popolazione sprovveduta, che non guarda la televisione, che non conosce i simboli e che, in una parola, non sia in grado di leggere una scheda elettorale.

A me, francamente sembra una questione di lana caprina e, ancor di più, temo che sia una maniera come un’altra per sottacere altri problemi ben più gravi e pressanti.

Ascoltando le dichiarazioni dei leader, a iniziare da Berlusconi per finire a Veltroni che si sbracciano e si affannano con promesse di ogni tipo, senza però spiegare da dove lo Stato dovrà reperire i soldi per far fronte alle mille promesse fatte in campagna elettorale, noi Socialisti rimaniamo, francamente, annichiliti.

Di contro, però, non sono riuscito a sentire nemmeno una sola proposta concreta –e quindi con alla base un progetto politico- a favore dell’occupazione.

Se ci fosse una bacchetta magica per materializzare posti di lavoro, sono certo, l’adopereremmo tutti. Purtroppo non l’abbiamo e la lampada di Aladino è andata perduta per sempre.

Bisogna adoperarsi, invece, per costruire un progetto politico sensato e, soprattutto che possa diventare realtà, per costruire un percorso a favore dei nostri giovani che porti poi all’ingresso nel mondo del lavoro.

Mi riferisco, ad esempio ad una maggiore concertazione tra mondo accademico e mondo delle imprese. Non sono rari i casi in cui le aziende ricercano personale e professionalità che non sono presenti sul territorio e, di contro, giovani professionisti che in Puglia non trovano occupazione. Pertanto, una mappa dei bisogni, ritengo sia un valore aggiunto alla quale non si deve più derogare.

Non è con occupazioni precarie che i giovani pugliesi riusciranno a costruire il loro futuro che, per il momento continua ad apparire incerto ed irto di difficoltà. Noi socialisti crediamo nella flessibilità del lavoro, a patto che questa non diventi precariato

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