31 marzo 2001

3-10 aprile. SETTE GIORNI CHE NON SCONVOLGONO GLI ITALIANI

Parafrasando in negativo il titolo del celebre libro di Reed sulla rivoluzione di ottobre, sintetizzo, senza peccare di originalità originale,il tono grigio della campagna elettorale.

Pur non mancando episodi piccanti, anzitutto quello della genesi mastelliana della crisi che ha dato ingresso alle elezioni anticipate e da ultimo quello del comizio dell’inarrivabile Ferrara con l’incivile contestazione e la difesa dell’oratore a suon di pomodori, il fuoco mediatico sul binomio Veltroni-Berlusconi,oscurando di riflesso le altre formazioni in lizza contribuisce a mantenere sotto tono la competizione. I programmi della coppia sunnominata abbondano di promesse di benefici a persone e imprese in materia fiscale ed extrafiscale. Mancano ,tuttavia, le indicazioni delle fonti alle quali attingere e la consapevolezza che, anche a ritoccare al rialzo le nere previsioni del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita zero, diminuiranno certo le entrate che possano far fiorire nuovi tesoretti. Inoltre, come nota oggi cinque aprile Luca Ricolfi in un editoriale su LA STAMPA, il popolo della libertà ondeggia fra statalismo e liberismo, linea dura sull’immigrazione o continuità con la Bossi-Fini., mentre il partito democratico non indica dove trovare i soldi e non dà ragionevole affidamento su tagli di oltre 16 miliardi alla spesa pubblica. Queste ineccepibili constatazioni inducono l’editorialista ad affermare che egli saprebbe con sicurezza come votare se

fosse fascista ( voterebbe perla Santanché) o comunista ( voterebbe per Bertinotti).

Questa ambiguità, avvertita dall’elettore, che intanto patisce gli effetti negativi dell’attuale situazione sulla stessa sopravvivenza di milioni di famiglie e spesso è portato, per ragioni di consecuzione temprale, ad attribuirli al Governo Prodi,mentre risalgono prevalentemente a precedenti governi,compresi quelli di Berlusconi.

Il Veltrusconius famelicus ( di voti ) è anche cieco: non vede che ormai la nostra vita è determinata dall’Europa, dalla sue leggi,dalle sentenze delle sue corti,che prevalgono anche su norme delle Costituzioni e su sentenze nazionali. Un’Europa che certo non condivide con noi episodi come quello della lista di Pizza, venuto in aiuto al pur tracotante Berlusconi e quello di un giudice che impiega otto anni per redigere una sentenza, contribuendo a caratterizzarci per le lungaggini processuali sanzionate dalla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

Nel dimenticare il contesto europeo, per la prevalenza mediatica dell’onnivoro connubio , ci si dimentica che Europa significa anche partiti socialisti presenti in posizioni di governo o di rilevante opposizione nei paesi europei, compresi i più importanti e che il partito socialista italiano, la più antica formazione politica italiana è l’unico che aderisce al Partito Socialista Europeo e che ha titolo, dopo il suicidio dei DS a restare a far parte dell’Internazionale Socialista. Il riconoscimento dei diritti del lavoro, in una flessibilità sostenibile con ammortizzatori già sperimentati altrove, la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri per assicurare un giustizia giusta, il riconoscimento delle coppie di fatto, attuato,su pressanti inviti di istituzioni europee, in quasi tutti gli Stati d’Europa, ,l’aumento degli investimenti in ricerca e istruzione, reperibili con tagli ragionevoli a spese superflue, comprese quelle delle istituzioni pubbliche, caratterizzano il nostro programma, che si affermerà,per la forza della ragione,quale che sia l’esito elettorale che ci attende e che stiamo cercando,malgrado l’oscuramento mediatico nei nostri confronti, di rendere adeguato alla bontà delle nostre idee.

Lelio BARBIERA - Socialista da 50 anni

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