20 dicembre 2008

L’IRRILEVANZA DI VELTRONI.






di Francesco Errico



La grande virtù del socialismo democratico è quella di coniugare in una sintesi felice i principi del liberalismo con quelli del socialismo. La dimensione individuale della vita delle persone con la dimensione collettiva del vivere insieme. La dimensione nietschiana del “tutti gli uomini sono diversi” con la dimensione rousseouviana del “tutti gli uomini sono uguali”.
Che cosa meravigliosa questo socialismo democratico. Quale altra esperienza è riuscita in un’impresa così straordinaria? Pensateci un attimo: di tutto questo vogliono liberarsi. Non sarebbe più una cosa attuale. E perché mai? Quale altro orizzonte culturale si fa strada in grado di proporre una sintesi migliore per il governo delle società contemporanee? Personalmente lo ignoro: sarei pronto a ricredermi, eventualmente. Non sono un dogmatico, proprio perché sono socialista.
Il liberalismo ed il socialismo sono le filosofie che escono vincenti dall’esperienza del ‘900. Ad esse non vanno addebitate le ingiustizie ancora esistenti, ma le giustizie prodotte. Le ingiustizie che ancora osserviamo sono piuttosto dovute a deficit di liberalismo e di socialismo.
Walter Veltroni è il capo del più grande (si presume) partito del centro sinistra italiano. Il suo orizzonte strategico si è distinto da subito su due piani: l’irrilevanza nietschiana unita all’irrilevanza rousseouviana. L’irrilevanza cioè del meglio prodotto dalla filosofia politica moderna.
Sotto il profilo della prima irrilevanza, l’individuo come centro di imputazione di diritti in quanto persona e non in quanto membro di un’organizzazione sociale, o di una classe, non esiste più. Il tema dello Stato laico, dei diritti civili più in generale, è adeguatamente accantonato. La persona non può scegliersi vita e destino, perché si scontra con orientamenti religiosi e con dogmi di fede che diventano impeditivi della libertà della persona. Il pluralismo (dei sentimenti religiosi, degli orientamenti sessuali, delle intime concezioni di sacro e di profano, delle concezioni del senso del limite) è servito.
Sotto il profilo della seconda irrilevanza, chi dà lavoro e ci offre lavoro diventano uguali. E’ abolita la dimensione collettiva del fenomeno del lavoro (Calearo e Cipputi sono la stessa cosa). Il cambiamento dell’organizzazione del lavoro delle aziende e della struttura del mercato del lavoro, pone alle società moderne il problema del governo della flessibilità, ma non chiede di abolire la distinzione concettuale e contrattuale fra datori di lavoro e lavoratori. Essi possono cooperare per il successo dell’impresa e dell’economia nazionale, ma sono diversi, mantengono cioè identità sociali, bisogni ed interessi differenti. La nostra flexsecurity propone un modo diverso e non ideologico nel governo del mercato del lavoro e nelle politiche sindacali, ma non abolisce la dualità storica concettualizzata dai principi del socialismo democratico.
Le ragioni per esprimere un consenso, il 13 e 14 aprile, al Partito Socialista, sono dunque enormi. A mio giudizio più grandi ancora di quelle che sentiamo dentro - influenzate anche da emozioni legate alla nostra storia personale - e forse più grandi noi. E’ in gioco la vita non tanto o non solo di un partito, ma di un modo di vedere le cose, di una concezione della libertà e della democrazia.
In pochi mesi Veltroni e il PD, con modi eleganti e con un lessico seduttivo, hanno liquidato una storia e due filosofie e hanno definito un futuro privo di passato. La ragione di questa stupefacente operazione non può che essere una: non costa grande fatica disfarsi di liberalismo e socialismo se non si mai stati né liberali, né socialisti.

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