20 dicembre 2008

TRA PASSATO E FUTURO.



di Francesco Mazzeo
Segretario de “I Socialisti Per Le Libertà”

Bisogna concepire la politica come scienza di ciò che è possibile fare in determinate condizioni di tempo e di luogo, e non come la scienza di ciò che è desiderabile per ragioni puramente teoriche e filosofiche.
In un paese come l’Italia che appartiene a pieno diritto all’Europa, lo spazio della sinistra alternativa alla destra non può essere che quello del socialismo democratico e liberale.
Purtroppo l’unico partito per il quale sembra non ci sia più posto è un partito unitario e a vocazione maggioritario come c’è negli altri paesi dell’Europa di Maastricht. Nel nostro paese non c’è mai stata traccia di un grande partito socialista che occupi tutto o quasi lo spazio della sinistra ed i partiti socialisti sono sempre incredibilmente, più di uno, in concorrenza tra loro. L’mpresa cui i socialisti per le libertà si accingono a fare, non è facile, anzi, diciamolo pure con tutta franchezza, difficilissima. Il che non vuol dire che non debba essere tentata, specie nel momento in cui un socialismo troppo rigido ed uno all’estremo opposto, troppo flessibile, dovrebbero avere imparato una severa lezione dall’ultima sconfitta.
Il fronte contro il quale il socialismo democratico di oggi deve schierarsi è in nome della giustizia sociale, quello del liberismo trionfante.
Se il socialismo liberale era nato per rivendicare i diritti di libertà contro un socialismo diventato dispotico, il socialismo liberale di oggi deve difendere i diritti sociali, come condizione necessaria per la migliore protezione dei diritti di libertà.
Per dare un nuovo contenuto a un grande partito socialista, oggi non basta ricostituire la sinistra. Occorre prendere atto che nel nostro paese sta attraversando una crisi gravissima lo stesso istituto del partito politico.
Comunque il processo di modificazione e successiva disgregazione attuale, evidenzia l’inettitudine delle rappresentanze numeriche del partito a flettere alla coscienza politica socialista le occasioni che le situazioni ambientali ed internazionali hanno prodotto.
Da qui la fuga, l’abbandono, il tradimento ed infine il trasformismo.
In primo luogo il socialismo deve essere considerato una rivoluzione morale ed in secondo luogo una trasformazioni materiale.
Il socialismo non si decreta dall’alto ( vedi Nencini & C.), ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura.
Il nuovo partito socialista italiano non deve essere frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai inesistenti, ma un organismo nuovo da capo a piedi, unione di tutte quelle forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.
Per essere un vero partito socialista di massa, dunque, si deve fare una sintesi tra il vecchio riformista di turati, quello liberale di Rosselli ed infine quello cristiano

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