8 febbraio 2009

Laicità come libertà, compagni! di Gianvito Mastroleo



La crisi istituzionale di questi giorni non ha precedenti nella nostra storia più recente.



di Gianvito Mastroleo

Non solo perché il Presidente del consiglio si spinge a considerazioni eversive sulla Costituzione repubblicana, a suo dire ispirata dai “sovietici” Padri costituenti (il “socialista libertario” Calamandrei, i “professorini” cattolici Dossetti, Lapira, Fanfani e Moro, il professore “comunista” Costantino Mortati, l’altro comunista, l’unico vero!, Togliatti ma che votò a favore dell’art. 7, il giovanissimo Andreotti, Alcide De Gasperi che osò restituire a Pio XII° un “appunto”) e dunque tutti omologati al pensiero stalinista, come pretenderebbe Berlusconi che perciò sarebbe pronto a riformarla per piegarla al suo volere (ma che c…o dici, Berlusca??!!), quanto per la “costernazione” dalla quale si fanno prendere in una sola volta il Cardinale Martino, Mons. Fisichella e il ricomparso Card. Ruini del cui ricordo, francamente, nessuno avvertiva bisogno!

Il Card. Martino, che per il suo status di presidente di un “Consiglio pontificio” è come se parlasse un Ministro della Repubblica, giunge a bacchettare il Presidente della repubblica dicendosi “profondamente deluso” perché questi, nella sua sfera d’ inviolabile autonomia da ogni ingerenza interna, ma sopratutto di un rappresentante da ogni potere altro,abbia “osato” prospettare al Governo i suoi dubbi di costituzionalità di un suo atto.

In pratica, uno “straniero” (ogni Cardinale è “cittadino” dello Stato Città del Vaticano!) interferisce sul Capo di un altro Stato.

Nei mesi passati – più o meno apertamente - fu contestato a Enrico Boselli d’aver ecceduto nel suo “laicismo”, malinteso.

La verità, forse, è che , il Partito tutto, non ha avuto la forza, anche per le sua debolezza intrinseca, di difendere il Paese dal pericolo, peraltro da noi individuato, della deriva antidemocratica della cultura (sedicente) berlusconiana, che richiama alla memoria tempi andati: progressiva riduzione della garanzie costituzionali e uso strumentale della Chiesa cattolica e della sua influenza sul popolo italiano.

Un tema che sarebbe utile che gli storici riprendessero, al quale accenna appena Marc Lazar nel suo recentissimo “L’Italia sul filo del rasoio”.

Dal quale riprendo, per applicarlo a noi, un pensiero: la democrazia italiana è destabilizzata dal convergere di quattro fenomeni contraddittori: l’aumento del potere della democrazia mediatica e per reazione la riattivazione della democrazia rappresentativa,[…] la cosiddetta antipolitica,[…]

Non mi sfugge che i Socialisti sono alle prese, e questa forse potrebbe essere davvero l’ultima volta, con la propria sopravvivenza: ma mi permetterei di segnalare a tutti i socialisti che questa è affidata in primo luogo alla rivitalizzazione individuale e collettiva di questi valori, solo in nome dei quali potrebbe essere difesa.

L’appello è ai socialisti che si riconoscono nel PS, ma anche a quei moltissimi socialisti che hanno fatto altre scelte: se tutti condividiamo l’ideale della laicità dello Stato e delle libertà, innanzitutto istituzionali, che sono l’essenza del Socialismo, occorre ritrovarsi per questa difesa, che non è di destra o di sinistra, che è per la libertà, prima che per la difesa dell’identità.

Per fare questo occorrerebbe rinunciare alla rassegnazione delle democrazia mediatica delle TV e dei gazebo e accompagnarla con il vecchio “rito” della discussione e del confronto fra noi, fra tutti noi!




P.S. A proposito di democrazia mediatica vorrei associare tutti i socialisti al mio sdegno, al mio malessere:

  • mi rifiuto di pensare alla rassegnazione con la quale il popolo italiano accetta la barbarie che tutti i TG, tutti i Giornali aprano con Eluana Englaro: diciamo assieme Basta!, si rispetti anche questa libertà!
  • mi rifiuto di pensare che ancora una volta la “giustizia ad orologeria” abbia deciso quando e come far sapere (innanzitutto a lui!) che Alberto Tedesco sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati: un’altra barbarie! Qui non si tratta di solidarietà (ca va san dir!) ad un compagno e ad un amico con il quale (politicamente ma anche personalmente) non sempre le cose andate per il loro verso, ma che è ed è restato socialista ed è una persona umana, ma di ribellarsi verso chi ha reso possibile un terremoto nel Governo della Puglia, oltre che nell’uomo e nella famiglia, laddove i diritti finanche di un indagato avrebbero dovuto suggerire ben altro!