22 maggio 2009

Lettera aperta del Prof.Pappalardo a Nichi Vendola.









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Lettera aperta del Prof.Ferdinando Pappalardo a Nichi Vendola .
Bari, 21 maggio 2009


Caro Nichi,
lo slogan della manifestazione di domenica 5 aprile alla Fiera del Levante, che recitava «La sinistra, finalmente», si presta a molteplici interpretazioni. Escludo che abbia un tono trionfalistico: la strada per ricostruire una sinistra degna di questo nome nel nostro Paese è ancora lunga e assai impervia. Per conto mio, preferisco pensare che il rassemblement cui avete dato vita rappresenti una istintiva, fors'anche disperata, ma comunque vitale reazione alla prospettiva della estinzione, o quanto meno della perpetua marginalità e irrilevanza della sinistra italiana: che otterrebbe la sua sanzione dalla scomparsa di una rappresentanza nel Parlamento europeo, dopo che è stata cancellata la sua presenza da quello nazionale. Un cartello elettorale costituisce certo una risposta ancora debole, molto parziale alle necessità del momento: non si può ignorare che all'interno di «Sinistra e libertà» persistano equivoci, reticenze e riserve, né si possono passare sotto silenzio i sussulti di sterile orgoglio identitario, l'eccessivo attaccamento al passato di ciascuno dei soggetti che hanno concorso all'iniziativa. Non riesco a comprendere, ad esempio, perché i Verdi abbiano deciso di presentare proprie liste alle elezioni provinciali (almeno a Bari, per quello che ne so). Faccio inoltre fatica ad accettare la decisione di disseminare gli eletti di «Sinistra e libertà» in differenti gruppi parlamentari: a prescindere dal mio sentimento di appartenenza ideale alla sinistra riformista, ritengo che l'adesione unitaria alla rappresentanza del Partito Socialista Europeo avrebbe consentito di contrastare più efficacemente le posizioni delle destre, di acquisire una maggiore incidenza nella determinazione degli indirizzi e delle scelte che l'Unione dovrà assumere soprattutto in ordine alla gravissima crisi finanziaria, economica e sociale che stiamo attraversando, ma anche di rendere ancora più evidenti le ambiguità del Partito Democratico, e di porre per questa via le premesse di un radicale cambiamento del quadro politico nazionale.
Ciò nonostante, il realismo mi induce a condividere l'imperativo del primum vivere. E dunque darò il mio voto alla lista di «Sinistra e libertà» per le elezioni europee, nell'intento di contribuire a sconfiggere il disegno di quanti pretendono di sacrificare la sinistra sull'altare di un velleitario bipartitismo. Mi sia però consentito di esprimere una richiesta e un auspicio. La richiesta è che, in ossequio al mandato ricevuto, la delegazione parlamentare europea di «Sinistra e libertà» sostenga concordemente alcuni qualificanti punti programmatici, riconducibili - in ultima istanza - all'impegno a favorire un più esteso ed efficace processo di integrazione che faccia leva sullo sviluppo sostenibile, sulla regolazione dei mercati, sul superamento degli squilibri territoriali, su politiche sociali ispirate all'equità, alla tutela della dignità del lavoro e al principio di pari opportunità, sulla piena attuazione dei diritti di cittadinanza, sulla cooperazione internazionale, sulla predisposizione di misure che affrontino il fenomeno dell'immigrazione coniugando accoglienza e sicurezza. L'auspicio è che, all'indomani del voto, e quale che sia il suo risultato, l'intesa elettorale non sia vanificata dal riemergere di rivalità e di chiusure particolaristiche, ma che da essa prenda avvio la costruzione di un soggetto politico unitario, dotato di un autonomo, originale e riconoscibile profilo culturale, e non soltanto di una omogenea, diffusa struttura organizzativa; un soggetto che non può nascere se non da accordi fra apparati, ma che durerà soltanto se sarà in grado di radicarsi nella società, di rivitalizzare il tessuto democratico mobilitando l'interesse e sollecitando la partecipazione dei cittadini, in primo luogo attraverso la chiarezza e la credibilità della proposta politica, l'affidabilità e la coerenza di comportamento dei gruppi dirigenti.
Con lo spirito di chi non si rassegna all'«eccezionalismo» italiano, e dunque - per ultimo - alla prospettiva di vivere in un Paese che, unico in Europa, si ritrovi privo di una forza autenticamente di sinistra, auguro che il difficile percorso intrapreso sia confortato da un incoraggiante risultato.
Cordialmente

Ferdinando Pappalardo
*Ferdinando Pappalardo (Acquaviva delle Fonti, 3 maggio 1947) è un docente e politico italiano. Professore associato di Lettere presso l'Università degli Studi di Bari, viene eletto Senatore della Repubblica Italiana il 21 aprile del 1996 nelle liste dell'Ulivo.Diventa segretario provinciale dei DS e prima del processo che ha preceduto la costituente del PD , abbandona attivamente la militanza politica per dedicarsi con strumenti cultuali e politici alla costruzione di una socialdemocrazia italiana .Vicino ai socialisti , appoggia la "Rosa nel Pugno" ed oggi "Sinistra e Libertà ".