24 agosto 2009

Bad Godesberg, cinquant’anni dopo.Ritorno al futuro.

*estratto da Mondoperaio


di Nicola Cacace


Il 15 novembre 1959 a Bad Godesberg la
socialdemocrazia tedesca approvò il suo
nuovo “Programma fondamentale”.
In Italia la fortuna di quel documento è
sempre stata controversa. I socialisti non lo
fecero mai proprio, e perfino con la Carta
dell’unificazione del 1966 e col Progetto del
1978 lo scavalcarono “a sinistra”.
I comunisti lo considerarono prova regina
del “tradimento di classe” della
socialdemocrazia europea. Mentre ai
postcomunisti è stato sempre contestato di non
essere mai passati da Bad Godesberg.
Può essere utile quindi rileggere alcuni passi
salienti di un documento che, come spesso
accade nel nostro paese,
è stato più citato che conosciuto.
Libertà, giustizia e solidarietà
Il socialismo democratico, che in Europa affonda le sue radici
nell’etica cristiana e nell’umanesimo, non ha la pretesa di
annunciare verità assolute, non per indifferenza riguardo alle
diverse concezioni della vita o verità religiose, bensì per
rispetto delle scelte dell’individuo in materia di fede, scelte
sul cui contenuto non devono arrogarsi il diritto di decidere
né un partito politico né lo Stato.
La SPD è un partito composto da uomini liberi provenienti da
diversi indirizzi religiosi ed ideologici, la cui intesa si fonda
sulla comunanza di valori etici fondamentali e sull’identità
degli obiettivi politici, libertà, giustizia, solidarietà..
E’ un bambino nuovo, dice Pierluigi Bersani del PD: diverso
dai partiti del passato, ma non senza radici. C’è diffidenza,
però, per le radici. Le principali critiche si sono da sempre
concentrate sulla socialdemocrazia. A cominciare da
quelle più antiche di Franco Marini, che saggiamente da
qualche tempo non le ripropone (“non moriremo socialisti”),
a quelle più recenti di Rutelli (“il bambino è nato morto,
no al socialismo”), a quelle recentissime e più sorprendenti
di Veltroni (“la vittoria di Bersani è un ritorno al passato,
alla socialdemocrazia”). Non ho ascoltato o letto critiche motivate
a queste posizioni poggiate su pregiudizi ideologici
o sulla crisi dei partiti socialdemocratici in alcuni
grandi paesi europei. Né ho letto analisi serie dei risultati
economici e sociali dei paesi in cui più a lungo partiti socialdemocratici
in senso lato (centrosinistra) hanno governato.
Dopo la recente sconfitta della SPD in Germania sono
risuonate le campane a morto per la socialdemocrazia. Non
è la prima volta. Successe per i sedici anni di opposizione
del Labour sotto la Thatcher, i quindici dell’opposizione di
Brandt sotto Kohl, il lungo governo di De Gaulle in Francia,
il quasi trentennio di vittorie repubblicane in America
(da Reagan a Bush, con l’unica eccezione Clinton). La verità
è un’altra. Oggi i valori della socialdemocrazia nella
accezione larga del termine, anche grazie alla crisi mondiale
da fondamentalismo di mercato, si stanno imponendo
quasi dovunque, dall’America latina all’America del Nord,
dall’India al Giappone, dall’Australia a molti paesi europei
tra cui Grecia, Portogallo e Norvegia. Le sconfitte elettorali
in Francia e Germania, le difficoltà del Labour in Gran
Bretagna, sono le eccezioni, imputabili ad evidenti errori di
scelte politiche. Il PSF dopo la fine di Mitterrand si è dilaniato
in una lotta interna senza quartiere; Blair, oltre alla
guerra in Iraq, ha fatto aumentare le diseguaglianze sociali.
Rivendicazioni fondamentali per una
società a misura d’uomo
La guerra non deve essere uno strumento di politica. Tutti i
popoli devono avere le medesime possibilità di partecipare al
benessere del mondo. I paesi in via di sviluppo hanno diritto
alla solidarietà concreta degli altri popoli. La democrazia
deve diventare la forma di organizzazione sociale e statale
generalmente ammessa. Noi ci opponiamo ad ogni dittatura,
a qualsiasi genere di dominazione totalitaria ed autocratica
perché esse non rispettano la dignità dell’individuo. Il socialismo
si attua solo attraverso la democrazia e la democrazia
attraverso il socialismo. A torto i comunisti si richiamano a
tradizioni socialiste che essi hanno falsato. Mentre i socialisti
operano per la libertà e la giustizia, essi sfruttano le divisioni
sociali per instaurare la dittatura del loro partito.
L’ordinamento statuale
La SPD propugna l’inclusione di tutta quanta la Germania in
una zona europea di distensione nella quale gli armamenti
siano sottoposti a limitazione controllata e dalla quale devono
essere sgombrate, nel corso della ricostituzione dell’unità
tedesca in regime di libertà, le truppe straniere. In questa zona
la fabbricazione, il deposito e l’impiego delle armi atomiche
e di altri mezzi di sterminio dovranno essere aboliti. Le forze
armate devono essere impiegate unicamente per la difesa del
territorio nazionale.
Ordinamento economico e sociale
La politica socialdemocratica in campo economico persegue il
raggiungimento di un benessere crescente, una equa partecipazione
di tutti al prodotto nazionale, una vita nella libertà senza inique
dipendenze e sfruttamento. La politica economica, sulla base di
una moneta stabile, deve assicurare la piena occupazione, accrescere
la produttività ed aumentare il benessere collettivo
.La libera scelta dei consumatori e del posto di lavoro, così
come la libera concorrenza e la libera iniziativa, sono fondamento
essenziale della politica economica socialdemocratica.
L’economia totalitaria annienta la libertà. Per questo la SPD
approva la libera economia di mercato ovunque esista effettiva
concorrenza. Nel caso in cui taluni mercati siano monopoli
naturali o dominati da singoli o da gruppi, si rendono necessarie
misure per ristabilire la libertà economica: concorrenza
nella misura del possibile, pianificazione nella misura del
necessario. La proprietà privata dei mezzi di produzione deve
essere difesa ed incoraggiata nella misura in cui non intralci
lo sviluppo di un equilibrato ordinamento sociale. Mentre
Obama ha vinto in America, dopo decenni di quasi ininterrotto
dominio repubblicano, con un programma “di sinistra
socialdemocratica”: sanità pubblica, più tasse ai ricchi,
sostegno all’istruzione pubblica, green economy, interventi
statali nelle grandi imprese in crisi, multilateralismo in
politica estera.
La verità è che oggi due terzi dei popoli di paesi democratici
nel mondo, è governata da coalizioni di centrosinistra
mentre il fondamentalismo di mercato anglo-american
style è, almeno a parole, ripudiato dovunque. Infatti va
segnalato un altro fenomeno, l’avvicinamento delle destre
a valori socialdemocratici cui sino ad ieri si opponevano.
Basta vedere il programma dei tedeschi, che oggi parlano
di economia sociale di mercato, quella Soziale Marktwirtschaft
sino ad ieri criticata dalla CDU ma non solo. Attaccata
anche dai nostri maggiori intellettuali liberisti, come
Alesina e Giavazzi, che nel saggio Goodbye Europa (Rizzoli,
2006) la descrivevano come “una teoria inventata dalla
Germania secondo la quale il governo dovrebbe porre un
freno alle forze di mercato”. Senza contare l’economia
sociale di mercato sbandierata anche da Berlusconi ed il
neo colbertismo di Tremonti, passato dallo Stato minimo
allo Stato imprenditore, dai boiardi di Stato all’elogio del
posto fisso.
Nessuno mai dei critici della socialdemocrazia parla dei
successi delle politiche socialdemocratiche.
I cinque paesi europei governati più a lungo dai socialdemocratici
nel dopoguerra oggi sono leader mondiali per
equità sociale, qualità della vita e ricchezza. La classifica
della banca mondiale dei 50 maggiori paesi per Pil pro
capite (Il Sole 24 ore, 7.1.08) recita: 1° Norvegia, 3° Danimarca,
5° Svezia, 6° Finlandia, 14° Olanda. Per l’equità
sociale, l’indice di Gini sui divari di ricchezza tra cittadini,
calcolato da Eurostat dice, 1° Danimarca, 2° Olanda, 3°
Svezia, 4° Norvegia, 5° Finlandia. Nella graduatoria dei
paesi europei meno corrotti, che ahimè vede l’Italia al 41°
posto, i 5 paesi nordici sono piazzati nei primi 7 posti (la
Repubblica, 26.6.08).
E per finire segnalo una lettura del Programma di Bad
Godesberg del 1959, il documento fondativo della socialdemocrazia
tedesca ed europea, che appare meno vecchio
dei suoi 50 anni. Parla di economia sociale di mercato e di
“socialismo democratico che affonda le sue radici nell’etica
cristiana e nell’umanesimo”, più emeglio di quanto non fatto
dalla nuova Costituzione europea.
Mediante un'imprese pubbliche è un mezzo da usare per
prevenire un dominio privato di importanti settori del mercato
o laddove, per motivi naturali o tecnici, prestazioni indispensabili
alla comunità possono essere fornite in modo
razionale ed economico solo con mezzi pubblici.
Poiché l’economia di mercato non assicura di per sé una equa
ripartizione di redditi e patrimoni, sarà necessaria una politica
nazionale dei redditi e del patrimonio. La SPD vuole creare
condizioni di vita che assicurino a tutti gli uomini di poter
liberamente creare, mediante redditi crescenti, un loro patrimonio.
Ciò presuppone due condizioni, la crescita del prodotto
nazionale ed una sua equa ripartizione.
Responsabilità sociali
Il sistema di sicurezza sociale deve essere commisurato alla
dignità dell’uomo, consapevole della propria responsabilità.
Ogni cittadino ha diritto a percepire dallo Stato un minimo di
pensione per vecchiaia, disabilità al lavoro, morte di colui che
gli assicura il sostentamento. Ad essa si aggiungono altri
diritti a pensione acquisiti individualmente. Tutte le prestazioni
sociali in danaro dovranno essere adeguate agli aumenti
dei redditi da lavoro.
Poiché il singolo non può difendersi da tutti i rischi inerenti la
salute, un sistema pubblico di protezione sanitaria è indispensabile,
garantendo nel contempo la libertà professionale dei medici.
La durata del lavoro, a reddito invariato, deve essere gradualmente
ridotta nella misura assicurata dal progresso tecnico e dalle
libere scelte contrattuali. Ciascuno ha diritto ad una abitazione
decorosa, vietando anche le speculazioni sulle aree e sottoponendo
a prelievo fiscale i profitti derivanti dalla vendita dei terreni.
La parità dei diritti della donna deve essere attuata realmente
in senso giuridico, economico e sociale. Stato e società devono
proteggere, favorire e rafforzare la famiglia e la gioventù..
La vita culturale
La politica dello Stato sul piano culturale ha il dovere di incoraggiare
e favorire tutte le forze capaci di apportare contributi
alla cultura. Lo Stato ha il dovere di proteggere tutti i cittadini
da quei gruppi di potere e di interesse che vogliono
assoggettare la vita spirituale ai loro scopi.
Il socialismo non è un surrogato delle religioni. La SPD rispetta
le Chiese e le comunità religiose, i loro compiti particolari,
la loro autonomia. Esso garantisce la tutela di diritto pubblico
loro accordata. La libertà di pensiero, di fede e di coscienza,
come la libertà di manifestare le proprie opinioni deve essere
garantita. La manifestazione di principi religiosi non deve
essere sfruttata per scopi politici di partito ed antidemocratici.
L’accesso alle scuole ed Università deve essere garantito a
chiunque abbia attitudine allo studio. La frequenza di tutte le
scuole pubbliche, di base e superiori sino all’università, deve
essere gratuita.
Comunità internazionale
Mantenere la pace è il compito più importante della politica
internazionale. Le Nazioni Unite dovranno diventare veramente
quell’organizzazione mondiale generale a cui mirava l’idea
che ad esse ha dato vita. La collaborazione tra gli Stati europei
non deve condurre ad un isolamento dal mondo esterno
La via socialista
Il movimento socialista, iniziato come protesta dei lavoratori
salariati contro il sistema capitalistico, ha adempiuto ad un
compito storico. Nonostante errori e sconfitte il movimento
dei lavoratori è riuscito ad ottenere nel XIX e XX secolo, il
riconoscimento di molte sue rivendicazioni, tra cui la giornata
lavorativa di 8 ore, assicurazione contro la disoccupazione,
la malattia e l’invalidità, la pensione per la vecchiaia, il diritto
di organizzazione sindacale, di contrattazione e di sciopero,
i diritti di maternità, il divieto del lavoro minorile, le ferie,
il diritto alla formazione, etc.. Questi successi sono pietra
miliare di un cammino ricco di sacrifici, soprattutto dei lavoratori
salariati, che ha servito la causa della libertà di tutti gli
uomini. Oggi tutte le forze vive scaturite dalla rivoluzione
industriale e dal progresso tecnico devono essere messe al
servizio della libertà e della giustizia.
Da partito della classe lavoratrice
il partito socialdemocratico
è diventato partito del popolo
Le forze sociali che hanno diretto la costruzione del mondo
capitalistico non sono in grado di assolvere, da sole, il grande
compito della nostra epoca, socializzare e stabilizzare lo sviluppo
economico. La loro è stata storia di grande sviluppo
tecnico ed economico ma anche di disoccupazione di massa,
guerre devastatrici, inflazioni esproprianti, diseguaglianze
sociali ed insicurezza per i più.
Perciò la speranza del mondo è un ordine fondato sui valori
del socialismo democratico, che intende creare una società
civile nel rispetto della dignità umana, una società libera dall’indigenza
e dalle paure, da guerre ed oppressioni, in unità di
intenti con tutti gli uomini di buona volontà.