27 dicembre 2009

MARITATI E LA POLITICA .

di Gianvito Mastroleo
Presidente della Fondazione "Di Vagno"


Solo per memoria storica – per nessuna altra ragione, men che mai polemica - va precisato che il rapporto di Alberto Maritati con la Politica comincia ben prima del 1999.
Infatti, in vista delle elezioni politiche del 1979 Claudio Signorile, leader nazionale e dei socialisti salentini, ottenendo a buona ragione il consenso unanime del Partito, propose l’inserimento del giudice Alberto Maritati nella lista del PSI per la Camera dei Deputati della sua circoscrizione: come Pretore di Otranto, infatti, egli si era distinto per una coraggiosa battaglia in difesa dell’ambiente a seguito dello spiaggiamento sulla costa salentina della nave kaftat (vado a memoria) carica, pare, di veleni.
Si scontrò con l’altro candidato, Damiano Potì, consigliere provinciale e (credo) segretario provinciale del partito, che lo superò di un centinaio di voti di preferenza; il Partito, peraltro, non conseguì un brillante risultato in tutt’Italia.
Il dott. Maritati non la prese bene, al punto che da lì in avanti non risparmiò critiche severe (da molti ritenute ingiuste) ai socialisti, ma anche alla Democrazia Cristiana e in genere al sistema dei partiti.
La sopravvenuta incompatibilità indusse il dott. Maritati a trasferirsi presso il Tribunale di Bari, come Giudice Istruttore: quel che accadde in quegli anni è storia più recente di cui i giornali dell’epoca ampiamente hanno dato conto, e che molti ricordano tuttora.