1 febbraio 2010

Vendola e Palese «d'accordo» su Craxi.

da GazzettadelMezzogiorno
BARI - Nichi Vendola e Rocco Palese. A dividerli c’è un oceano di differenze. Eppure, ieri pomeriggio, intorno alla figura di Bettino Craxi, i due candidati alla presidenza della Regione si sono ritrovati ad esprimere parole pressoché identitiche. Identico, soprattutto, è il ricordo che entrambi conservano del rapimento di Aldo Moro, della primavera del 1978, di come l’ex leader socialista provò invano a condurre una trattativa con le Brigate Rosse per salvare la vita dello statista democristiano. Sia chiaro, tra Nichi Vendola e Rocco Palese non c’è stato alcun faccia a faccia. I due non si sono nemmeno sfiorati. Ma nel giorno in cui la Fondazione Giuseppe Di Vagno, ed il suo presidente Gianvito Mastroleo sono riusciti a chiamare a raccolta nella sede della Provincia qualche centinaio di reduci del vecchio Psi, trovarli entrambi presenti all’appello ha fatto un certo effetto. «La mia - ha detto Palese parlando a margine del convegno al quale hanno partecipato tra gli altri Rino Formica, Gianni De Michelis, Gennaro Acquaviva e Giorgio Benvenuto e Cristiano Boccuzzi della FGS Puglia - è una presenza di attenzione a quelli che sono stati i percorsi e la storia politica del nostro Paese». «Ho sempre molto apprezzato, nelle tante cose che ha fatto Craxi - ha aggiunto il candidato del Pdl - la posizione coraggiosa che assunse al momento del rapimento di Aldo Moro tra il partito della fermezza e il partito della trattativa. Fece capire “comprendo tutto, però la vita delle persone è sempre al di sopra di ogni cosa, la vita di una persona vale più di cento Stati”». Ancora più articolato il ragionamento di Nichi Vendola, il quale, come previsto, è anche intervenuto con una sua vera e propria relazione. Che alla fine ha raccolto il consenso di tanti presenti e persino di personaggi a lui tutt’altro che vicini, come l’ex deputato Claudio Lenoci, seduto in prima fila, che gli ha riservato un timido applauso. Molto apprezzato dalla platea socialista è stato in particolare il passaggio in cui il presidente della Regione ha detto che «non si può ridurre la vita politica di Craxi alla cifra di una vicenda giudiziaria». Ma in tanti hanno annuito anche quando Vendola ha ricordato il Craxi di Sigonella, il Craxi capace di dire di «no» agli Stati Uniti o il Craxi che si sgolò per salvare la vita di Aldo Moro. Una riabilitazione? Non proprio. E Vendola lo ha detto prima in sala e soprattutto dopo, parlando con i giornalisti. «Penso - ha spiegato - che Craxi abbia interpretato un’idea della modernizzazione dell’Italia che in qualche maniera era dentro il tempo in cui cominciava ad aprirsi la stagione della globalizzazione liberista. E in quella stagione il sistema di impresa è diventato una specie di regolatore sociale. E la politica si è inchinata alla signoria del sistema di impresa. Secondo me la questione morale nasce nella perdita di autonomia della politica rispetto ai grandi potentati economici». «Ma - ha poi aggiunto - Craxi non fu soltanto questo. Nella vicenda di Sigonella seppe dire no agli Stati Uniti d’America e fu la prima volta che in maniera sonora e forte l’Italia marcò una propria autonomia. E poi c’è il Craxi che pensa che bisogna far di tutto per salvare la vita ad Aldo Moro. Ed è un Craxi che ragiona secondo la tradizione dell’umanesimo socialista. Sul fatto che il valore della vita umana è un paradigma assoluto. Niente vale più della vita umana. Da questo punto di vista, ci sono nella vicenda di Craxi semi buoni che devono ancora germogliare». Qualche esempio? «Io penso che dei valori del socialismo italiano abbia bisogno il futuro del Paese». E cita «le grandi narrazioni che hanno attraversato più di un secolo di storia, dal 1892, dalla nascita del Partito socialista e, ancora prima, dalla nascita delle leghe, delle case del popolo, delle società di mutuo soccorso, delle società operaie». C’è anche il tempo per una battuta su Silvio Berlusconi e su chi indica Vendola come l’unico vero avversario del Cavaliere in prospettiva futura. «No - risponde Nichi -. Secondo me stanno esagerando. Io sono il presidente della Regione Puglia e mi batto per continuare a fare il presidente della Regione Puglia, per fare della Puglia l’altro Sud, il Sud che non è Gomorra. Questo è il mio compito. Del mio futuro, di cui si occupano in molti, e io li ringrazio tutti, in realtà io non mi voglio occupare. Perché spero che nel mio futuro, subito dopo l’esperienza dei cinque anni prossimi di governatore della Puglia, ci possa essere l’uscita dalla scena pubblica».