5 luglio 2010

LAVORARE PER UN NUOVO RIFORMISMO.

Di Gianvito Mastroleo
Molto interessante l’Assemblea congressuale regionale del PSI soprattutto perché s’è visto quel che non si vedeva da anni: molti giovani, ma non passivi o sospettosi come qualche volta era accaduto nel passato.
I nostri giovani, i giovani socialisti dalla tribuna hanno espresso con grande passione pensieri, aspirazioni, ma anche certezze: la libera appartenenza, nè acritica nè sottomessa, alla cultura del socialismo italiano.
Hanno interpretato l’esigenza, ormai ineludibile, di rinnovamento non solo generazionale del Partito: delle idee, della cultura, dell’abbandono della vecchia prassi dell’autorefenzialità del gruppo dirigente.
Insomma, una bella Assemblea congressuale: la migliore premessa perché nel Congresso d’autunno, prima dell’elezione degli organi regionali, si avvii un’ampia discussione sulla Puglia, sulla sinistra e sui rapporti fra le forze in campo, sul ruolo del Partito e dei Consiglieri regionali socialisti che per tenere fede agli patti, come i socialisti sanno fare, sono nel Gruppo di SEL.
C’è un tema, tuttavia, che va sottoposto all’attenzione del Partito già a partire da questi mesi di preparazione al Congresso, la cui drammaticità segnala al Paese che quell’emergenza, se possibile, è ancora più grave della crisi finanziaria nazionale e globale, e dei suoi effetti.
L’Italia, ma non ne è risparmiata neppure (ma in forme diverse) la Puglia, vive grandi difficoltà al centro delle quali c’è lo svuotamento della democrazia moderna, che investe anche la sinistra, non solo italiana ma europea.
«Cialtroni» è l’appellativo regalato ai Presidenti della Regioni meridionali – e con essi a tutti i cittadini – che hanno osato mettere in discussione la “manovra” di Tremonti; «si faccia eleggere» è l’anatema lanciato dall’avvocato di Berlusconi (questo sì un cialtrone!) incaricato di difenderlo finanche nel «processo parlamentare» di produzione delle Leggi, al Presidente della Repubblica reo solo d’assolvere con straordinario equilibrio alle sue funzione costituzionali: dimenticando, il cialtrone, che mentre lui è solo un “nominato”, Giorgio Napolitano è Presidente della Repubblica perché un Parlamento lo ha “eletto”, e perché per oltre trent’anni i cittadini italiani, e ricordiamolo con orgoglio, noi pugliesi per tre legislature, abbiamo segnato sulla scheda elettorale il suo nome.
Di fronte a questa realtà, solo gli ultimi due dei segnali del degrado, è legittimo che innanzitutto i Socialisti si chiedano dove va l’Italia: quella Repubblica nata da lotte democratiche e antifasciste (ecco il grande valore di fare ricorso alla nostra Storia!) ma soprattutto dalla tenacia di Pietro Nenni.
«La democrazia non è solo conta dei voti o apparente (e perciò ingannevole) libertà: è anche lo strumento dell’ascesa sociale, del cammino verso la civilizzazione, e se consente agli “ultimi” di partecipare alla vita politica e dello Stato, è il mezzo attraverso il quale l’uguaglianza diventa possibile, e il vecchio rapporto di subalternità tra dirigenti e diretti viene messo in discussione».
In pratica la Democrazia è l’essenza del Socialismo.
L’involuzione moderna, invece, consente che i poteri della Democrazia politica siano sommersi da varie oligarchie che ormai dominano la società, non solo nazionale: economiche, finanziarie, lobby delle corporazioni e delle professioni, poteri personali.
Perché con un perfido disegno prima sono stati distrutti i centri tradizionali della mediazione sociale, e cioè i partiti, e oggi si vorrebbero annullare i contropoteri costituzionali: assegnando peso sempre crescente ai «nominati» (ministri, parlamentari o assessori) e annullando definitivamente il ruolo delle Assemblee degli eletti (Parlamento, Consigli a tutti i livelli).
Nella mozione congressuale è scritto, fra l’altro, che «Ricostruire una sinistra che si ispiri al socialismo liberale e che sia in prima fila con le battaglie laiche e di libertà, è un impegno che va molto più in là delle nostre forze e implica sviluppo di alleanze e azioni comuni»: bene, a noi tocca tradurre tutto ciò in termini concreti.
Per scendere sulla concretezza per la Puglia i socialisti debbono impegnarsi per la rivalutazione del ruolo dei partiti, oggi ridotti a mera fabbrica di conflitti personali (scandalosa la vicenda ANCI, che investe innanzitutto il PD), per restituirli alla funzione di elaborazione culturale su quel che ci ruota attorno e di coesione.

E contrastare la crescente personalizzazione della politica: che non è un bene né se l’ «uomo solo al comando» si chiami Berlusconi, con le sue ineguagliabili mediocrità e i suoi crescenti conflitti di interesse, e neppure quando dovesse trattarsi Emiliano e finanche di un uomo di grandi passioni e non ordinaria idealità, come Vendola.
Giacchè per tutti, (Ça va sans dire) fatte le astrali differenze fra essi, c’è rischio che le decisioni possano essere lontane dalle aspettative: per eccesso d’interesse o per un di più di residua ideologia.
Un tema che i socialisti approfondiranno nel loro Congresso di autunno, senza pregiudizi, con spirito costruttivo ma da socialisti: con grande voglia di concorrere a costruire una rinnovata sinistra, che sia più sinistra ma anche riformista, un inedito «riformismo rivoluzionario», né radicale né ideologico.
Un ossimoro solo apparente.