27 febbraio 2011

Sempre la stessa musica.

di Gianvito Mastroleo

Rieccoci: appena ricompare un’inchiesta giudiziaria con i relativi provvedimenti c’è sempre un giornale pronto a sparare il titolo “era socialista”.
Ancora una volta spetta a Repubblica (Bari, domenica 27 febbraio, II), mettendo l’espressione in bocca al presidente del PD Michele Emiliano, a virgolettare insinuante: “Tedesco era socialista, fu Vendola a sceglierlo”.
Ho ricevuto molte telefonate da compagni che mi hanno invitato a reagire, per lo meno scrivendo qualcosa (come Franz Errico), e imprecando “…. perché voi continuate ancora ad a avere a che fare con questi …….”.
Ho fatto subito due cose: ho letto il pezzo del mio amico Raffaele Lorusso (con il quale neppure me la posso prendere perché i titoli non li la l’articolista!) e ho telefonato a Emiliano chiedendogli ragione a muso duro, ricordandogli (ma lui mi pare che ancora non ci fosse!) il 2004, quando il PDS, anche mio tramite, fece le carte false per acquisire la disponibilità soprattutto di Tedesco ad appoggiare Nicola Latorre nelle elezioni suppletive del collegio senatoriale di Casamassima, dopo la morte di De Gennaro; e tutto quello che da allora è seguito, fino alla definitiva confluenza di Tedesco e dei Socialisti Autonomisti nel PD.
Michele Emiliano non aveva letto Repubblica, ma mi ha invitato a controllare su Facebook (io non frequento il suo sito) le sue dichiarazioni, che nulla avevano a che fare con “ …….. voi socialisti”.
Poi ho letto anch’io attentamente il pezzo di Raffaele e ho conferma che anche lui fa riferimento sì a Tedesco ma come Socialista Autonomista, la cui storia è tutta e solo in polemica con i Socialisti punto e basta.
Ma vallo a far capire ai lettori di Repubblica che non ci si riferiva a quei socialisti, ma a quegli altri……: ti manderebbero al diavolo, perché direbbero “sempre socialisti siete”, ed è la verità.
E Tedesco, per quanto se ne possa dire, ha fatto parte di questa nostra grande famiglia: e né lui né noi lo abbiamo dimenticato, per quanto aspre siano state le polemiche con lui.
Ma la due giorni giudiziaria vissuta dalla Puglia nella settimana passata, come molto più correttamente ha messo in luce Maddalena Tulanti, (v. direttore del Corriere del Mezzogiorno, 26 febbr. 2011) pone “due domande”, che inducono nel cittadino pugliese e nel lettore “turbamento e irritazione”, a prescindere dalla militanza politica dei protagonisti, di destra o di sinistra, se ex socialisti o ex democristiano o ex comunisti.
La vicenda Tedesco va esaminata sotto il profilo dei diritti del cittadino, anche se sottoposto a inchiesta penale, ed esige risposta al quesito elementare che lui stesso pone, ma che ci poniamo tutti: a che serve l’arresto quando non c’è pericolo di reiterazione del reato (non riveste cariche nell’amministrazione regionale), nè di inquinamento delle prove (l’indagine data ormai da due anni, e se ci fosse stato da inquinare tutto è ormai fatto), nè si è mai ritenuto mai d’interrogarlo?
Di più: a che cosa è servito far coincidere nello stesso giorno l’archiviazione per Vendola (del tutto tardiva. anche in relazione alla sconsideratezza con la quale la notizia dell’incriminazione fu fatta circolare nel pieno della campagna delle primarie) e la richiesta (anch’essa tardiva) dell’arresto di Tedesco, se non sapendo che almeno mediaticamente l’immagine del primo sarebbe stata avvantaggiata e quella del secondo, se possibile, ancora di più sfregiata?
Tocca, dunque, alla Giustizia prestarsi a queste alchimie? O con questo non si porta acqua all’aspirazione sempre più diffusa dell’urgenza della riforma della giustizia, il cui vessillifero unico appare Berlusconi, affinchè al netto della questione delle intercettazioni i giudici tornino a fare il loro mestiere, che è innanzitutto quello di rispettare la dignità delle persone umane: di tutte le persone, proscritti o prosciolti.
Ecco perché l’irritazione che residua dai fatti di questi giorni nel cittadino pugliese, e nei socialisti in particolare, a me pare più che legittima.