29 gennaio 2012

Guerre finte carriere vere

di Gianvito Mastroleo

Ma che succede in Puglia, si chiede l’ignaro lettore se leggendo solo i titoli del quotidiano regionale (Gazzetta del Mezzogiorno 25 gennaio pag. 5) vi trova l’appello alle “armi” del Governatore Vendola, non verso non barbari invasori ma il capo del Governo del suo Paese che “farebbe saltare il sud”, e se “infame” è la parola più generosa di un’intervista al fulmicotone?
E se nella stessa pagina apprende di “attacchi” fra Assessori che siedono allo stesso tavolo, della stessa Giunta, dello stesso partito dei quali uno in sospetto più che del solo risentimento per una candidatura contestata (forse giustamente) per la guida della città di Taranto, o per un faraonico progetto saltato?
E se poi nei giorni scorsi, sempre con la stessa strategia di guerra permanente, il Sindaco di Bari spari a zero contro Monti, ma anche contro Vendola e l’universo mondo, appellarsi ad alleanze più diverse, tranne a quella più naturale per il Presidente regionale di quel partito, del Segretario e degli Organi collegiali, innanzitutto regionali sempre del “suo” Partito?
In altri tempi, quelli vituperati ma in corso di riabilitazione fino al rimpianto, nei quali i Partiti politici erano capaci, o non ne erano stati ancora spogliati, di essere davvero cerniera tra società e Stato, unitariamente con Comuni, Province e Regioni, comportamenti e dichiarazioni siffatte, dopo una discussione e decisione collettiva nello stesso partito o con quello alleato, avrebbero comportato il “chiarimento politico”, se non la “crisi” dell’istituzione.
Nulla di tutto questo può accadere oggi, ma non è proprio detto!, perché il capo è lui, è lui che decide, e l’assessore anche quando abbia un partito di riferimento è sotto lo schiaffo di una revoca sempre a portata di decreto, e sempre da parte dello stesso capo: con buona pace della partecipazione, declamata ma sempre rinviata alla prossima occasione.
Ma quel lettore ignaro, già smarrito di fronte al “baratro” del suo Stato prospettatogli da mesi, ma che oggi si sente un pò più orgoglioso per la recente riabilitazione del suo Paese in Europa e non solo, si domanda se quel Governatore, Sindaco e Assessori siano parte dello stesso Stato, della sua stessa Italia, o di un paese diverso se non addirittura “nemico”.
Ma scopre finanche che Sindaco e Assessori militano nello stesso Partito con le maggiori responsabilità verso il Governo nazionale, e che il leader di SEL, quando indossa la sacra toga di Governatore, concorre nella sua unitarietà al Governo dello stesso Paese, con gli stessi interessi e ansie: ma anche con le stesse storiche inefficienze e ritardi di una Regione del Sud, cui l’oltraggiato Ministro Barca, con una circolare, cerca di mettere una pezza.
Per cercare, cioè, di fare in modo che i fondi europei vengano spesi effettivamente, e non solo “impegnati” come fa il Governatore, con indubbia e sapiente maestria nell’uso della parola giusta al posto giusto: perché come lui stesso sa, e finanche meglio del neo Ministro, un conto è impegnare una spesa, altro è spendere davvero i soldi, dopo aver fatto progetti, appalti, aperto cantieri e via di seguito; e sapendo anche che – come si è letto più volte, e si spera più a torto che a ragione – la nostra non si discostata troppo dalla media delle Regioni meridionali, per scarsa capacità, tempestività, a volte scarsamente coerente utilizzo delle risorse europee.
Poi la stessa sera, quello stesso lettore che tuttora si illude di trovarsi all’interno del “sistema Italia”, ai telegiornali assiste a Vendola e Di Pietro che presiedono la stessa conferenza stampa e abilmente filosofeggiano su alleanze di centro sinistra, sull’attualità della foto di Vasto e dintorni, e sempre più smarrito è costretto a concludere che di “guerra” si parla con la nuora per farsi intendere dalla suocera; e che tutto accade a seconda che il mercurio del barometro segnali l’avvicinarsi o l’allontanarsi delle elezioni nazionali (e conseguentemente regionali e comunali), e dunque che il furore della guerra è originato da ben altro che dalla semplice circolare di un ignaro Ministro.