26 giugno 2008

La vigilia lunga del Socialismo futuro di Puglia

Documento Integrale
per il congresso socialista della federazione di Bari.
27 gugno 2008.

Il Socialismo pugliese si fa “lievito”!

La crisi di tutto il centro sinistra in Italia, con ripercussioni potenzialmente devastanti anche nei governi regionali e degli Enti locali, , ha subìto una forte accelerata con la caduta del Governo Prodi e la nascita di un PD che, tranciando di netto i conti con la storia socialista, riformista e dell’intera sinistra italiana, ha, sin dalla sua nascita, dichiarato la sua vocazione maggioritaria e, con devastante effetto, la sua autosufficienza.

Gli eventi politici degli ultimi mesi, dalla caduta del Governo Prodi al convergente interesse “egemonico” tra PD e PDL hanno prodotto in Italia, in pochi mesi:

a) un processo di radicale cambiamento delle rappresentanze politiche in Parlamento;

b) la impellente necessità di ripensamento complessivo delle prospettive politiche, soprattutto nel variegato panorama della cultura progressista italiana;

c) la non procrastinabile ridefinizione, per rafforzarle e darle un rinvigorito senso, delle alleanze di “centro sinistra” nelle Regioni, Provincie e Comuni: .

Tutto questo è avvenuto senza che i socialisti ne comprendessero le dinamiche e la portata. Chiusi in un inspiegabile attendismo ed incapaci di dare impulso alla nostra stessa prospettiva di costruzione di un nuovo soggetto partitico, attraverso il processo di Costituente socialista.

Il risultato elettorale ha, con chiarezza non discutibile, definitivamente:

a) dichiarato conclusa l’esperienza di “centro sinistra” come mera sommatoria di tante entità politiche, anche minime;
b) fatto emergere la chiara e netta volontà popolare per alleanze politiche coese, anzi unitarie;
c) la irreversibile sconfitta delle organizzazioni del partito socialista e della sinistra nel suo complesso, come venutesi a determinare con le convulsioni terminali di fine secolo.
d) L’esigenza della nascita del nuovo secolo politico per la sinistra progressista, che ancora tarda nel calendario della storia contemporanea italiana;
e) La inconsistenza del processo Costituente socialista, vissuto, all’interno del nostro stesso partito, nel Paese, in Puglia e nella nostra Federazione di Bari, come un mero allargamento dello SDI, senza un progetto complessivo innovativo e realistico per l’intera società italiana. Pur avendo fornito notevoli documenti e spunti per una prospettiva politica larga, frutto dell’elaborazione e del confronto di un anno di Costituente Socialista di Bari, grazie, anche, al fecondo impulso della Fondazione Di Vagno.

Ora dobbiamo fare di più del "primum vivere".

Ora dobbiamo collettivamente fare ciò che non è stato fatto con la fine del ‘900 politico, allorquando è stata dichiarata la sua conlusione, con la caduta simbolo del muro di Berlino. E per quanto riguarda l’Italia con “tangentopoli” e la fine della Ia Repubblica.

Ora dobbiamo imboccare il cammino del nuovo secolo politico, quello della innovazione e della trasformazione. Declinare i valori sopravvissuti al secolo delle ideologie e della violenza: il valore della Libertà individuale e collettiva, coniugato con la Giustizia sociale. Esattamente quel socialismo che ebbe nel nostro Gaetano Salvemini uno dei primi sollecitatori, inascoltati dalla sinistra egemonica di allora.

La riproposizione aggiornata di un progetto di cambiamento sociale ed istituzionale del Paese, che all’indomani di Tangentopoli, posto dai Socialisti, non si volle vedere in quanto accecati dalla furia giustizialista.

Ora abbiamo una sola responsabilità: dobbiamo capire e interpretare il futuro!

Ora la funzione dei socialisti di oggi e della sinistra progressista italiana contemporanea non è diversa da quella esercitata in passato con la grande storia emancipatrice della sinistra europea ed internazionale, di fronte ai ciclici mutamenti delle società moderne: interpretare i nuovi bisogni presentando soluzioni realistiche.

In Francia nel 1971 François Mitterrand rifondò il socialismo, la sinistra e la stessa Francia.

Collettivamente noi, nel 2008, dobbiamo dare “inizio costituente” all’intero movimento socialista, quel “socialismo largo” nell’ottica unificante della sinistra progressista democratica, per un Governo all’ Italia dei nostri tempi, inserito nelle dinamiche di progresso dell’Europa e costruttore di speranze per il futuro.

In questo siamo già in ritardo!

Il socialismo è tale se ha la capacità e la credibilità di un progetto complessivo di innovazione, trasformazione, liberazione mediante la concreta risoluzione dei problemi della vita individuale e collettiva.

Il Socialismo è tale se è capace di accendere la speranza e l’entusiamo, per cui individui e comunità, con passione etica, coltivano il Senso, o se volete tendono ad un fine, o se volete costruiscono una Etica o, come si potrebbe dire più semplicemente, preparano una proposta di governo per il bene comune, via via definidendolo democraticamente.

Il nostro dovere è certamente salvare il patrimonio di cultura politica e della pratica riformatrice che abbiamo realizzato negli anni: è’ il dovere che abbiamo rispetto ai nostri padri.

Ma abbiamo un dovere maggiore e più impellente: il dovere verso i figli. Occorre rilanciare un’area di progresso capace di cogliere questi temi e di svilupparli con coerenza in proposte concrete.

Il voto di aprile 2008 ha dimostrato in modo chiaro che il progetto PD non è stato accettato, in concreto, dall’elettorato italiano, come alternativa al berlusconismo e che larga parte della cultura che si richiama ad una sinistra moderna, non ha oggi né voce istituzionale né rappresentanza politica e sociale definita.

Mentre le tante fratture territoriali e sociali, il riemergere di forti identità regionali e macroregionali, le aberranti assenze dello Stato e della Cultura Civile, in molti settori della vita pubblica, testimoniano che è ancora lontano il punto di equilibrio per la creazione di un nuovo sistema politico-istituzionale e di una nuova Repubblica al passo con le aree più avanzate d’Europa.

I Socialisti, la sinistra devono riprendere il grande progetto di riforma costituzionale ed istituzionale, attraverso un grande “processo Costituente” per ammodernare lo Stato con la riforma del capo II della Costituzione, ridando valore ai principi fondanti nati dalla lotta per la democrazia e la libertà, una lotta popolare di Liberazione e di Resistenza, oggi mutilata. (In ciò richiamandoci alla lettera di Formica di giugno 2008 al congresso nazionale socialista.

Berlusconi in pochi giorni ha realizzato il PDL, senza una storia politica valoriale e culturale alle spalle e con un futuro indirizzato dalle paure di massa e dal liberticidio.

La prospettiva, il confronto ed i temi della costituzione di un partito di massa che inglobi tutte le esperienze che si rifanno alla cultura progressita italiana di oggi e che possa governare coesa, avendo una visione di sintesi di una “direzione valoriale” condivisa della società, sono a tutt’oggi davanti al confronto della Politica; anzi si stenta ancora ad iscriverla, quantomeno, nell’agenda del confronto politico contemporaneo.

Noi pensiamo che, come i pazzi melanconici di Salveminiana memoria, proprio i socialisti di Puglia, interpretando i fermenti nuovi che muovono da più parti politiche sia post comuniste che del cattolicesimo democratico, debbano essere coloro i quali debbano reclamare, a gran voce, l’iscrizione, con lucida e consapevole convinzione, di questo obiettivo nell’agenda politica di una nuova “Primavera Pugliese”.

Una “Primavera” che potrebbe avere le potenzialità di trasformarsi da cartello elettorale e da stagione di governo pugliese ad un processo di innovazione e trasformazione della Politica, nel senso auspicato oggi dalle aspettative e dalle emergenze delle nostre comunità. Etiche ed ambientali, prima di tutto, perché debbono dare un senso al processo di innovazione sociale, civile ed economico.

Noi socialisti ne abbiamo il diritto, ma soprattutto il dovere perché il socialismo del futuro, come per il passato, è troppo importante per racchiuderlo nella nostra “identità di organizzazione”; dobbiamo liberarlo nella “identità di valore”. Prendendo a prestito una frase di Formica: “non possiamo essere più farina ma lievito”.

Prioritario è il messaggio politico! se siamo uniti sarà credibile. Ma se siamo uniti senza un messaggio politico non siamo più un partito. Né una coalizione di Governo.

Nello stesso processo del PD, nelle aree del cattolicesimo democratico che si vuole confrontare col messaggio della “convivialità delle differenze”, nella stessa Sinistra Arcobaleno, che ha pagato come noi un prezzo altissimo all’incapacità di dare concretezza e credibilità al progetto di una nuova sinistra alternativa di governo, sale la esigenza, ancora informe ma viva, di dare, collettivamente, corpo ad un processo di cambiamento che, per essere tale, non può che indirizzarsi verso una sintesi unitaria, credibile e concreta di una proposta alternativa di Governo della trasformazione, della innovazione e della “liberazione dai bisogni” delle nostre Comunità.

Sia dal punto di vista settentrionale, che, sul piano politico, ha visto il travaso forte delle aree della sinistra nell’offerta politica populistica della Lega: confermando anzi lacerando il rapporto tra area democratica ed i settori produttivi, tra le popolazioni del Nord Ovest e del Nord Est ed ancor più con la fasce medie ed operaie;

Sia dal punto di vista “Meridiano”, con la presa d’atto del voto popolare e della mancata crescita del Sud ;

Il PD, come gran parte dell’ex centro sinistra, viene sanzionato con le elezioni di aprile 2008, sia a Nord come al Sud, quale soggetto minoritario rispetto al PDL. Mentre i Socialisti e l’intera Sinistra scompaiono dal Parlamento.

La proposta Veltroniana viene ritenuta non adatta, di per sé, alla creazione di un circolo virtuoso che porti allo sviluppo economico, civile e sociale.

I socialisti e la sinistra arcobaleno, non sono risultati credibili per la loro offerta politica, principalmente, ancor prima delle proposte programmatiche, perché venivano, a ragione, percepiti a “vocazione forzatamente minoritaria”, quindi perdenti; impossibile, così, accreditarsi nel Paese come pratagonisti credibili di innovazione, trasformazione, capaci di dare risposte concrete complessive.

In Puglia ed in Provincia di Bari, lungi dal rinverdire polemiche e ferite ancora aperte nelle nostre città, i socialisti, hanno subito la furia egemone del PD e per altri versi la chiusura della sinistra arcobaleno con risultati nelle elezioni amministrative devastanti, che hanno portato alle destre Comunità da sempre governate dalla cultura amministrativa/politica democratica, quali Bitonto, Conversano, Gioia e tante altre Città; ferite politiche ancora vive che tutti i dirigenti dell’area democratica della provincia di Bari e di Puglia devono farsi carico di sanare, con urgenza, passione e forza di intenti.

Rotture politiche ed organizzative che soprattutto a Bari ed in Puglia debbono essere immediatamente analizzate e corrette, per riportare ad un clima di dialogo e di accettazione reciproca, all’ “etica dell’altro”.

I militanti di base dell’area progressista devono essere recuperati ad unità di “orizzonte” nelle nostre città devastate dalle incapacità di alleanza di molti dirigenti delle forze progressiste di Puglia.

Di questo reclamiamo responsabilità e riflessione critica ai massimi livelli della provincia di Bari e della regione Puglia, quale precondizione per il rilancio politico.

Ora non possiamo fare altro, se siamo responsabili, che recuperare il senso del fare Politica, che certamente ha bisogno di forti individualità, ma ha bisogno di un Progetto complessivo, di una speranza collettiva, di un progetto che muove le maggioranze, un progetto in grado di costruire necessariamente risposte concrete.

Davanti a noi: o l’interesse e la difesa, anche comoda, di piccoli gruppi ed apparati o un “divenire”, difficile e individualmente scomodo, da verificare.

Ed allora, come ebbe a dire Nenni: Politique d’Abort, prima di tutto la Politica, quella dei grandi progetti di massa che debbono tendere ad innovare l’Italia e le nostre Comunità, liberare il futuro dalla apnea valoriale e di progresso, create con la menzogna storica del liberticidio berlusconiano, nell’entusiamo offuscato e manipolato della coscienza civile del Paese; complice l’attuale fase “conservativa” della sinistra italiana, così come è arrivata alle elezioni di aprile 2008.

Se il Socialismo è nella storia, in quanto ha rappresentato il movimento di massa per il progresso e la liberazione di milioni di donne e uomini; il futuro del Socialismo non può che continuare ad interpretare “qui ed ora” la grande storia di tale processo di liberazione individuale e collettivo, con il concretismo (G.Salvemini) del metodo riformista. Recuperando l’errore storico compiuto dalla sinistra nel 92/94 di lasciar rappresentare e declinare la Libertà ed il cambiamento al berlusconismo, portando così il Paese, oggi, al liberticidio accettato per paura e per insicurezze prodotte dallo stesso “impianto ideologico delle destre”.

Insomma, Berlusconi sale sul predellino di un auto e fonda il PDL.

Tutti noi dobbiamo salire sul “predellino” della Storia di Puglia e ridare “Senso” e “Massa” al progresso italiano nel contesto europeo. A Partire proprio, innovandola e migliorandola, dalla “matrice valoriale” della “Primavera Pugliese”. A patto, però, che vi sia una immediata, sincera e concreta sintonizzazione delle coscienze responsabili dell’intera sinistra pugliese verso questo importante ed irripetibile “tensione politica”.

L’alternativa: la estensione, anche in Puglia, dell’impianto ideologico del liberticidio delle destre ed il cannibalismo nell’area progressista, con un falso egemonismo del PD, utile alle proprie leaderschips, ma improduttivo per la trasformazione della società pugliese.

E’ necessario eliminare tutti gli errori che hanno spinto, soprattutto il PD, a veti egemonici che hanno acuito di molto i contrasti, soprattutto tra i militanti di base, nelle nostre città.

Quindi serve un processo nuovo. Un partito socialista che si fa “lievito”, proprio di questo processo!

Non è nemmeno ammissibile la discussione se debba o meno continuare ad esistere un partito socialista, tanto meno in Puglia, in un momento in cui è da ridefinire la sua Missione. Nel momento in cui v’è da ricreare una Missione, nel concreto della proposta politica di Governo, per tutta la sinistra, in Puglia ed in Provincia di Bari, con maggiore urgenza e con maggiore responsabilità essendo, in prima persona, protagonisti di tale processo.

I Partiti, come spesso ci ricorda Formica, specie quelli ispirati al socialismo, sono stati fondati, prima di tutto, su un’Etica; sono una “comunità di destino”. Proprio in questi momenti difficili la “comunità di destino del socialismo italiano e pugliese” si deve raccogliere, confrontare con asprezza, ma indicare una linea di direzione chiara.

Le gravi responsabilità che abbiano davanti a noi nel consegnare alle giovani generazioni i valori del socialismo e del movimento democratico e progressista non possono sopportare ancora fasi tattiche o difensive dei metri quadri su cui poggiano i pochi piedi rappresentativi rimasti. Urgono quelle risposte che rilancino il respiro di una grande storia.

In caso contrario, alle giovani generazioni, noi consegneremo soltanto una dichiarazione di fallimento ed il disvalore del nostro egoismo personale o di piccole oligarchie.

Ora serve il coraggio di incamminarsi sui crinali della grande Politica.

Al senso di frustrazione della sconfitta irreversibile, alla voglia di innestarsi individualmente nei partiti sopravvissuti nella rappresentanza parlamentare, dopo il terremoto di aprile 2008, dobbiamo opporre la responsabilità collettiva a cui ci chiama la grande storia dell’emancipazione; e con urgenza al rilancio di questa sfida in Puglia e in tutta la provincia barese.

Il nostro deve essere, quindi, a partire dalla Puglia e da Bari, il congresso della ricostituzione di una comunità che deve definire l’evoluzione del suo destino. Senza comunità (partito) non vi sarà un destino evolutivo del socialismo; senza destino (progetto politico) non vi sarà comunità/partito: solo individui o piccoli gruppi.

Pertanto, non la conclusione del processo costituente socialista, ma il nuovo Partito Socialista punto di avvio, “lievito” del processo evolutivo del cambiamento della società e delle nostre comunità. Quindi maggioritario. Quindi contributo ad una nuova cultura (programmatica e valoriale) politica e di governo della “sinistra del nuovo secolo”. A Partire dalle prossime elezioni Europee che auspichiamo unitarie per tutti i componenti che si richiamano, o delle aree politiche che intendono richiamarsi, alla famiglia del Socialismo europeo (PSE)

Un processo obbligato per tutta la sinistra italiana ed urgente per la comunità pugliese.

Una Puglia che non solo dovrà tornare al giudizio elettorale nella prossima primavera per il suo capoluogo, la Provincia e tante comunità che faranno da banco di prova del rinnovo del Governo di Puglia.

Una Comunità Pugliese, altresì, che dovrà decidere se il suo futuro debba continuare ad essere Regione di traino per il riscatto del Sud, continuando, prima di ogni altra cosa, nella sfida alle ingiustizie, alla criminalità ed alla emancipazione delle coscienze civili di Puglia e con esse accettare le sfide della modernizzazione e della occupazione; e di essere “snodo principale” del progresso economico e civile nel mediterraneo, come si è in questi anni, la Puglia, incamminata ad essere.

Oppure ritornare una Regione standardizzata ai livelli di area sociale di braccia e cervelli tributari del “compromesso politico” tra la finanza dominante del Sud, di vario titolo, e le esigenze della Finanza del nord, unitamente alle spinte separatiste e liberticide del Governo centrale ricattato dalla parte decadente e prevaricatrice della Lega.

La Puglia deve accettare la sfida a verificare le proprie capacità economiche, di classe dirigente politica e burocratica rispetto alle esigenze della sua popolazione, in questo senso il federalismo è salutare per la Puglia; all’interno del valore costituente di Stato unitario, che tende all’eguaglianza dei diritti e dei doveri, unica strada verso la Libertà coniugata con la Giustizia sociale.

Quello che non si può accettare è il federalismo dei “cassieri della Finanza”, quale portato negativo di una “sub civiltà” (una regressione civile mediovale), che individua l’altro come antagonista economico/sociale: lo stesso principio che porta al rifiuto dell’Europa, al rifiuto del processo di integrazione tra i popoli, lo stesso principio che, esasperato, porta alle guerre tra Paesi ricchi e Paesi poveri.

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