18 febbraio 2009

Il compito dei socialisti e la crisi del PD



Di Gianvito Mastroleo

Con le dimissioni di Walter Veltroni non solo esce allo scoperto la crisi da tempo latente del P. D. ma s’aggrava quella dell’intera sinistra che quel partito s’era assunto il compito di rappresentare con la sua velleità maggioritaria e con il voto utile, ma che la società prima e le urne dopo hanno sconfitto senza appello.
Sarebbe grave errore per i socialisti lanciare l’invocazione dell’avevamo detto, anche se da tempo avevano prefigurato lo scenario.
Lo aveva fatto in particolare Emanuele Macaluso con il suo panphlet andato a ruba a Roma il 14 luglio 2007 (non ieri o l’altro ieri!!) il giorno della Costituente socialista: altra occasione sciaguratamente sprecata, innanzitutto dai socialisti.
Non è tempo di recriminazioni o di rivincite: oggi è il tempo della riflessione.
In varie parti d’Italia quel che resta della cultura della sinistra si sta interrogando: Dove va la sinistra? Quel che resta della sinistra!
Questo compito tocca oggi ai socialisti prima di ogni altro: avviare la riflessione seria che, accantonando (senza abbandonarla) il tema l’identità, inteso come priorità, e riflettere su quel che sta accadendo nel mondo, in Europa, in Italia: dove il prepotente ritorno a regole che imbavaglino il «mercatismo» e all’abbandono del protezionismo, all’idea che dalla crisi si esce con un vastissimo programma di opere pubbliche (il vecchio-giovane keinesismo!), alla priorità di interventi verso il mondo del (non) lavoro e del precariato (anche) sociale altro non si fa che tornare ai capisaldi della socialdemocrazia europea.
Che non possiamo, e non dobbiamo, regalare al (pur bravo!) ministro Tremonti.
Quale che sia l’esito della crisi del PD è certo che nulla resterà come prima e i socialisti torneranno in campo: perché la storia delle loro idee non è di quelle destinate a durare lo spazio di un mattino, o anche quello breve di qualche anno o qualche decennio.
La cultura del Socialismo italiano ed europeo viene da lontano, da molto lontano, e è destinata ad andare ancora più lontano.
E’ certo che se il PD sopravvivrà alla crisi non potrà restare com’è: dovrà necessariamente recuperare l’identità di partito di sinistra, riformista non solo nelle parole. Se non sopravvivrà, a coloro che oggi con colpevole, imperdonabile, ritardo invocano l’alleanza con i socialisti abbiamo il dovere di dare una risposta.
In ogni caso, dobbiamo essere preparati.
Si è detto in queste ore che una delle cause della crisi del PD è il mancato ricambio della classe dirigente, funzionale all’autoconservazione.
I socialisti hanno le carte in regola: hanno fatto un Congresso, hanno un nuovo Segretario, una Segreteria del tutto rinnovata.
Il Partito Socialista, dunque, è quello più pronto a corrispondere alle esigenze di quello che nascerà dopo la crisi, ma che covava sotto la cenere e di cui solo il PD non s’era reso conto.
Di questo i socialisti per primi non possono non essere consapevoli, e mettercela tutta in queste settimane e nel tempo delle elezioni, sapendo che possono guardare a loro , coloro che ancora sperano di poter traguardare l’orizzonte di una sinistra di progresso e perciò di governo.