1 giugno 2010

DOCUMENTO PSI REGIONALE PER IL CONSIGLIO GENERALE DEL 29 c.m.

Il Congresso nazionale del PSI si svolge nella fase più acuta della crisi politica, istituzionale, economico-finanziaria e sociale del Paese.

Particolarmente acuta è la CRISI POLITICA che, si identifica con la mancanza di alternative anche, per l’assenza di leader all’altezza della situazione, soprattutto a sinistra; mentre la destra ha TROVATO IL SUO LEADER che sempre più negativamente incarna il leaderismo di tipo plebiscitario con frequente ricorso ad iniziative autoritarie a danno della democrazia partecipata .


La crisi politica investe la sinistra all’interno della quale si sono scelte solo scorciatoie:
a) Fusioni a freddo, ormai in fase di consunzione (PD)
b) Radicalismo e antagonismo (IDV e sinistre cosiddette radicali)
c) Tentativi anche a sinistra di supplire alla crisi di progetti seri e alternative di idee e di governo con un impossibile leaderismo.

Il tutto ha generato:
a) la POLITICA PERSONALIZZATA che ha contaminato anche la sinistra producendo la CRISI DEI PARTITI, sui quali tradizionalmente si è retta ed è prosperata la politica delle riforme
b) LEADER improvvisati e scoraggiamento delle giovani generazioni

La crisi dei partiti è stata aggirata con l’idea del PARTITO LIQUIDO, piuttosto che procedere ad una radicale riforma dei Partiti abbandonando la autoreferenzialità del ceto politico e introducendo severe forme di democrazia interna e di controlli anche sull’uso delle risorse pubbliche ormai largamente disponibili.

La crisi investe naturalmente in maniera più acuta l’anello debole della catena. Il PSI TRAVAGLIATO NELLA SUA STORIA Più RECENTE, FINO ALLA ESPULSIONE DAL PARLAMENTO NON DAGLI ELETTORI MA DALLA POLITICA DEL PD DI VELTRONI.


In questo scenario generale si inquadra la situazione del partito in Puglia dove la tradizione del Socialismo tuttora resiste, come dimostra l’ultimo appuntamento elettorale della primavera del 2010 che paradossalmente offre il migliore risultato degli ultimi vent’anni con l’elezione di quattro consiglieri regionali.
Un risultato che va analizzato attentamente perché frutto di una congiuntura favorevole della quale il merito non è solo dei socialisti.

La presenza socialista pugliese è dovuta:
a) Alla forte sensibilità del territorio verso una tradizione che per lunghi anni ha governato e con risultati favorevoli, e che le strutture del Partito Pugliesehanno saputo interpretare (malgrado scissioni e abbandoni) assicurando al territorio una rete di sezioni che per quanto migliorabile ne ha mantenuto viva la presenza
b) Al buon governo e alla buona politica dei socialisti in Regione e nelle amministrazioni locali
c) Al contributo assicurato dalle Istituzioni culturali per tenere viva la Memoria socialista e con essa la cultura del riformismo socialista, esemplare l’impegno della Fondazione Di Vagno.

E tuttavia anche il PSI non è riuscito a esorcizzare del tutto gli effetti della personalizzazione della politica.

Il PSI pugliese deve guardare con molto interesse all’esperienza e al percorso che intende fare Vendola: ogni scorciatoia sarebbe innaturale non essendo SEL un Partito ne si prevede che intenda diventarlo.


Ai socialisti pugliesi non può non interessare una sinistra rinnovata: ma questa sinistra deve portare l’impronta del socialismo e di un riformismo moderno.

Il congresso nazionale deve riaffermare innanzitutto la esigenza di un forte rinnovamento del gruppo dirigente con un’azione volta alla valorizzazione delle nuove energie che si sono accostate al partito e ai suoi candidati nelle ultime consultazioni elettorali, e nella specificità pugliese essendo state disputate nella inedita edizione dell’assenza di una lista con il simbolo socialista e con l’alleanza elettorale con SEL che conteneva MpS e SD con a capo direttamente a Nichi Vendola.

L’esperienza presenta aspetti e esperienze non tutte positive.

La tenuta è stata garantita dal carisma del capo della coalizione Nichi Vendola: un leader politico di grandi qualità e di non minore passione; mentre i rapporti fra militanti e dirigenti non è stato dei migliori.
Il rifiuto di SEL di inserire il simbolo del PSI nel logo elettorale è stato del tutto negativo.
La paura del successo dei candidati socialisti ha portato SEL a comportamenti al ribasso, con la mancata candidatura di alcuni compagni socialisti che avrebbero potuto vincere e assicurare una maggiore presenza in Consiglio per l’intera coalizione .


I SOCIALISTI PUGLIESI ATTENDONO UN CHIARIMENTO SULLA POSIZIONE DI VENDOLA E DI SEL VERSO IL SOCIALISMO E VERSO IL RIFORMISMO COME CULTURA DI GOVERNO.
Riformismo non è sinonimo di MODERATISMO.


Per tutto quanto sopra si può sintetizzare la posizione del PSI pugliese nei seguenti punti:
o contribuire ad assicurare al Partito socialista la sua AUTONOMIA anche organizzativa, ma non fine a se stessa ( le leggi elettorali questo non consentono);
o evitare che la crisi strutturale della nazione sia affidata solo a leggi elettorali;
o partecipare da protagonisti nella propria autonomia – ma non nel proprio isolamento – al processo di ristrutturazione della politica e di uscita dalla crisi;
o impedire che il Socialismo sia espulso sotto i colpi della crisi della finanza nazionale e globale che rischia di annullare il sistema di Welfare, che si deve in particolare alla lotta politica dei socialisti italiani ed europei;
o dare un forte impulso al dibattito sulle riforme istituzionali in particolare nella Regione Puglia con:
v la modifica dello Statuto;
v la modifica della legge elettorale;
v la riduzione del numero dei consiglieri regionali;
v l’attribuzione delle deleghe di funzioni regionali a Comuni e Province;
v l’abolizione di enti inutili (circoscrizioni e autorità intermedie varie);
v la disciplina del sistema retributivo per i partecipanti alla politica, con la riduzione dei compensi e l’abolizione della retribuzione mensile anche camuffata per consiglieri comunali e provinciali;
v il rigore nell’esercizio delle funzioni elettive.
o Concentrare l’attenzione socialista su tre punti:
v impegno dei socialisti per la riduzione della spesa pubblica improduttiva e clientelare; incentivi per i settori che producono sviluppo e occupazione, a partire dagli investimenti nella VERA CULTURA;
v impegno verso le strutture centrali del Partito per la modifica dell’Ordinamento nazionale: modifica del sistema dell’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti con l’introduzione di contropoteri e di controllo a partire dalla rivalutazione del ruolo delle Assemblee elettive (Consigli comunali e provinciali);
v attento programma di formazione a aggiornamento dei dirigenti, per evitare la sedimentazione di un CETO POLITICO a sua volta frutto di rapporto personale nell’esercizio anche della funzione elettiva.

IL PSI pugliese non può trascurare l’organizzazione logistica e finanziaria della federazione regionale.
Allo scopo di mantenere una autonoma sede funzionante propone:
- l’obbligo dei dirigenti di concorrere con le proprie possibilità al finanziamento delle strutture del Partito.
Essere dirigente – o anche semplice iscritto - in questa fase di rilancio del Partito – come ai tempi dell’originario sviluppo del Partito alla fine dell’’800 e dopo la Liberazione - deve essere considerato un valore aggiunto alla singola personalità, perché consente di esprimere la propria cultura, la propria passione e i propri ideali.
Tornare ai tempi dell’autofinanziamento è affidato a dirigenti e militanti.
Chi occupa funzione elettiva o incarichi su designazione del partito retribuiti deve corrispondere al Partito regionale (con delega bancaria) non meno del 20% dei compensi complessivi.
La segreteria nazionale dalla quota di finanziamento pubblico di derivazione regionale deve garantire alla direzione regionale pugliese almeno il canone di locazione per la sede ( € 1500 mesili).

Bari 26.05. 2010

LA COMMISSIONE POLITICA REGIONALE PUGLIESE