Tutto ciò non è serio e non promette nulla di buono per un paese che ha anzitutto bisogno di recuperare lo Stato, il grande assente della realtà italiana. Le promesse di Veltroni di eliminare cinquemila leggi e intralci burocratici non sono sufficienti allo scopo. Occorrerebbe prendere posizione sulla necessaria riduzione delle spese ipertrofiche dell’apparato istituzionale, comprensivo di ogni livello, sulla riforma della giustizia, con la necessaria separazione delle carriere dei pubblici ministeri e dei giudici,sui controlli amministrativi e contabili, sottratti alla magistratura della corte dei conti,sulla semplificazione delle procedure,sulla tutela effettiva e non meramente programmatica dell’ambiente superando le preclusioni aprioristiche dei nostri verdi, molto diversi da quelli di altri paesi,che conducono a un deterioramento dell’ambiente, sul recupero di fonti energetiche. L’opinione pubblica avverte queste ambiguità, così come avverte il peso eccessivo delle spese, comprese quelle della casta politichese.Questi due fattori concorrono alla dichiarata disaffezione alla frequenza delle urne, registrata con motivata preoccupazione nell’editoriale di Ricolfi da me citato nel precedente mio intervento. E non mi si obietti che nei voluminosi programmi ufficiali delle varie formazioni ( non di quella del mio partito ) sono presenti, non tutte e talvolta contraddittoriamente, queste proposizioni programmatiche. L’inadempienza sostanziale di Berlusconi allo sbandierato “contratto con gli italiani” documenta la non affidabilità del personaggio che gestisce da monarca la sua aggregazione.Le poche e semplici proposte del Partito Socialista intendono rappresentare, senza timori per il successo elettorale, un impegno e un invito ( a tutti ) per una ripresa di comportamenti “europei”.
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